Il campo ha raccontato di una squadra ancora provvisoria e con concetti nuovi da assimilare. Poca qualità, tanti errori
Un punticino, e tante lezioni. È questo il riassunto di un esordio in campionato che deve servire più che altro per capire quello che manca e per accorgersi di quanto sia lungo, e duro, il cammino per provare a migliorare quanto fatto negli ultimi anni. Così scrive il Corriere Fiorentino.
PRECARIA. Del resto, che la Fiorentina potesse incontrare delle difficoltà, era prevedibile. Perché Palladino ha lavorato per tutta l’estate con una squadra nemmeno lontana parente di quella che avrà in mano a fine mercato e perché (appunto) quella del Tardini era una squadra a dir poco precaria. Bastava guardare la formazione. Comuzzo titolare (prima grande sorpresa), centrocampo composto da un possibile partente (Amrabat) e da una teorica alternativa (Mandragora) e un attacco nel quale il mister, in attesa di Gudmundsson, è dovuto ricorrere a Kouame.
DUE PROBLEMI. L’avvio non è stato incoraggiante. Tre minuti infatti e il Parma aveva già costruito due enormi occasioni da gol. Colpa di una ricerca esasperata della costruzione dal basso (abituiamoci) e di una pressione soffocante degli uomini di Pecchia. E così, dopo qualche minuto un po’ più incoraggiante, la Fiorentina si è fatta travolgere. Con due enormi problemi: la qualità ad inizio azione, e la fase difensiva. Vecchi difetti e meccanismi nuovi da assimilare. Un mix letale.
TANTO DA FARE. Il primo tempo è stato un (durissimo) impatto con la realtà del momento. Discorso diverso nella ripresa. Ritmi molto più bassi (i gialloblu non potevano continuare come nei primi 45’), molti meno rischi (per Terracciano) e con i viola in controllo ma comunque in difficoltà nel rendersi pericolosi. Lenti, prevedibili, come se ogni giocata portasse con sé infiniti pensieri. Sintomo chiaro di come il processo di assimilazione dei nuovi principi di gioco sia comprensibilmente in divenire. Non a caso l’1-1 è arrivato su un calcio da fermo. Per fortuna che il Parma non ha approfittato alla fine della superiorità numerica, divorandosi il 2-1. Alla fine insomma, il pareggio può andar bene. L’importante è che tutti abbiano chiaro che c’è ancora tanto da fare. Sul campo (ed è normale) ma soprattutto sul mercato.

Di
Redazione LaViola.it