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Un anno di Joe Barone: da quel Fiorentina-Genoa alla ‘battaglia’ sullo stadio. Più di un ‘braccio destro’ per Commisso
L’empatia con i tifosi, il coro della Curva, la vicinanza alla squadra: il 26 maggio di un anno fa il primo passo di Barone a Firenze
SUBITO IDOLO DEI TIFOSI. “Chiamatelo Direttore Generale”, disse qualche tempo dopo Rocco, in una conferenza stampa al Franchi. Già, conferenza e trasparenza. Com’è cambiato il mondo viola in pochi mesi, nel rapporto tra proprietà e tifosi. Da Cognigni a Barone. Un’apertura totale verso la gente, un feeling nato subito fin dai primi di giugno. E con Joe, la scintilla è scattata immediatamente. Tanto che nel giro di poche settimane era già partito il coro personalizzato. Un fatto raro, rarissimo per un dirigente viola.
APERTURA TOTALE. Per una proprietà che sì, al primo anno di calcio italiano, è rimasta ‘scottata’ in qualche decisione non felice, come inevitabile che fosse. Ma quanto a comunicazione e apertura alla città non ha sbagliato una mossa. Che poi, una mossa non pare proprio essere. È tutto spontaneo. Ancora oggi Joe Barone, quando esce dal centro sportivo per il pranzo o a fine serata, si ferma a salutare e a parlare con i bambini, a fare foto, a parlare con i giornalisti. Così come faceva i primi giorni a Firenze, girando per il centro e intrattenendosi con i tifosi in mezzo ai tanti impegni organizzativi.
RIFERIMENTO. “Non c’è vita senza voi”, la maglia che portò in giro per tutto il campo prima della prima gara di Coppa Italia con il Monza ad agosto. E giù bagno di folla per Joe Barone. Uno che in pochi mesi è diventato fiorentino. Passando anche da momenti decisionali non semplici. Come la trattativa per la rescissione di contratto di Corvino, o il faccia a faccia con Chiesa sul pullman a New York quando pareva scontata la partenza del gioiello viola. Grande simpatia ma anche fermezza quando c’era da far valere il polso della proprietà. “Con Joe ci sentiamo di continuo”, ha sempre ripetuto Commisso. Sempre sveglio e sempre ‘sul pezzo’, al di là del fuso orario, per stare vicino alla Fiorentina. E Barone è il suo tramite, il ‘suo uomo’ a Firenze. Celebri anche le videochiamate di Joe a Rocco con i tifosi, magari quando negli States era l’alba. Successe a Moena a luglio, si ripeté a Firenze con i tifosi in coda per fare biglietti e abbonamenti.
STADIO E CENTRO SPORTIVO. Barone poi è sempre stato il dirigente con un occhio di riguardo allo stadio e alle infrastrutture. Proprio per l’importanza che il tema riveste per Commisso. Fin da subito Joe si è adoperato con Nardella e con i tecnici per cercare una via positiva sul Franchi e sulla Mercafir. Oltre che sul centro sportivo. Poi la burocrazia e le mille problematiche hanno messo i bastoni tra le ruote, ma era Barone a tenere le fila per la società viola. Così come nelle ultime settimane, quando a livello nazionale l’italo-americano è diventato il promotore della ‘task force’ per cambiare le leggi per le infrastrutture sportive in Italia. “Siamo entrati in punta di piedi in Lega e abbiamo ascoltato, poi abbiamo iniziato a proporre le nostre idee”. E anche dgli altri dirigenti sono arrivate spesso parole di stima. Ad esempio, proprio da Commisso e Barone era nata la proposta di portare una struttura della Lega Calcio negli Stati Uniti, per promuovere il calcio italiano.
PAROLA A ROCCO. E a proposito di stadio, ora il tema è tornato ‘pungente’. Perché nonostante tutti gli sforzi, e i dibattiti politici per cambiare responsabilità e norme, la situazione è di stallo. Niente Mercafir, restyling Franchi sempre complicato e l’ipotesi Campi che presenta comunque delle criticità. Nessuno fin qui è riuscito a soddisfare i tre punti di Commisso (tempi brevi, costi certi e controllo), e il presidente viola potrebbe tornare a parlare apertamente di stadio nei prossimi giorni. Magari giovedì, quando si chiuderà ufficialmente il bando per la Mercafir. Che andrà deserto, visto che la Fiorentina – come annunciato da tempo – non ha partecipato. La delusione e l’irritazione di Rocco è palese: nonostante tutto il lavoro e la grande voglia di investire, non ci sono stati passi avanti. Commisso potrebbe ribadire la sua verità anche con toni forti. Visto che, nonostante i proclami e gli appelli, sul fronte stadio non si riesce ad avanzare.
