Il presidente dell’Associazione Italiana Allenatori ha parlato del presente e del futuro del movimento calcistico
Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione Italiana Allenatori, ha parlato a Tuttosport: “Il virus è una cosa nuova, che muta ogni giorno, e le sicurezze non ce le ha neanche la scienza in questo momento. Per questo tante esternazioni mi sembrano fuori luogo in questi giorni“.
Ogni anno il calcio versa miliardi di euro all’Erario, tuttavia i giocatori continuano a ricevere critiche e ad essere considerati privilegiati: ci vuole più rispetto secondo lei?
“Assolutamente sì. Ma vale anche per gli allenatori, e noi come Associazione ne abbiamo sempre parlato. C’è gente che lavora con stipendi normali che gli consentono di vivere. Io sono critico verso chi critica il mondo del calcio, di cui poi parlano tutti. In questo senso sarei più cauto, ed è un consiglio che do a chi sta intorno al calcio, che è un’attività che ne tiene in piedi altre“.
I campionati potrebbero riprendere attorno alla metà di giugno, gli allenamenti condivisi dovrebbero cominciare il 18 maggio. Qual è la posizione dell’Associazione degli Aallenatori?
“Deve essere il Governo, con il contributo degli esperti, a dirci cosa fare. Abbiamo avuto un incontro con il ministro Spadafora che ci ha chiarito come da parte loro ci sia la volontà di far ripartire il calcio. I protocolli non sono universali, e potranno essere modificati. A noi spetta solamente garantire la sicurezza agli atleti. Ho sentito alcuni allenatori che da due mesi sono fermi: non vedono l’ora di ripartire“.
Quali potrebbero essere le difficoltà degli allenatori nel gestire un gruppo dopo mesi e con l’impossibilità di sbagliare?
“Servirà gestire la fatica, il recupero fra una partita e un’altra, ma sono cose risolvibili dai tecnici e i propri staff. Ci sono squadre già abituate a disputare partite ogni tre giorni, che non hanno quasi mai avuto modo di sfruttare la settimana tipo. E poi le partite sono allenanti“.
Ulivieri, che cosa vede nel futuro del calcio italiano?
“Spero che il sistema italiano, in generale, arrivi a una diversa distribuzione delle risorse. Ci sono nazioni che hanno già iniziato questo percorso, ad esempio in Inghilterra. Riguarda anche il mondo del calcio. Bisogna che vi sia solidarietà fra i vari comparti. L’Italia, e il calcio italiano, ce la faranno. Potrebbe essere una nuova primavera“.

Di
Redazione LaViola.it