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Ulivieri: “La Fiorentina diverte. Europa possibile, ma senza dirlo in giro”

Ulivieri

«Chi vedo favorita? Stavolta è davvero difficile. Sarà un derby combattuto e interessante, tra due squadre che stanno andando discretamente»

Renzo Ulivieri, 80 anni, toscano di San Miniato, presidente dell’Assoallenatori, vede di fronte la squadra del suo cuore, la Fiorentina, e il Bologna, fetta importante della sua carriera da tecnico, guidato dalla C alla serie A a metà degli anni Novanta. Un derby d’Europa, come quello dell’ottobre del ‘96 quando sulla panchina dei rossoblu, settimi, c’era lui e la Fiorentina di Claudio Ranieri era quinta. Poi è finita nona.

Ulivieri questa Fiorentina, invece, in Europa può andarci?
«Sì, ma di soppiatto, senza dirlo in giro. Altrimenti subentrano pressioni. Servono una serie di condizioni favorevoli, ma la squadra a tratti gioca davvero bene. Poi, certo, ci sono momenti in cui si spegne la luce. Questo perché deve trovare stabilità, però la mano dell’allenatore si vede».

Gennaio è vicino. In teoria, cosa manca?
«Mancano uomini di qualità, probabilmente in tutti i reparti escludendo la punta centrale perché Vlahovic è fortissimo. Il calcio di Italiano richiede cinque cambi reali, sostituti equivalenti ai titolari, pronti quando la benzina finisce. Comunque…».

Prego.
«C’è da prendere atto che quest’anno, al di là della classifica, ci stiamo divertendo».

Da quanto non le succedeva?
«Quella del primo anno di Montella era una bella Fiorentina, con tanta qualità a centrocampo. Con Prandelli lo stesso, ci sono state annate in cui ci siamo divertiti. Tornando ai miei tempi mi ricordo la squadra di Malesani».

Per ora c’è stato un prezzo da pagare.
«Si sa, qualche spavento va messo in preventivo con una linea difensiva così alta. O hai difensori velocissimi oppure devono avere l’intelligenza di scappare un attimo prima dell’attaccante. Serve lavoro e tempo per trovare equilibrio, però credo che tornare indietro sia un errore: l’impostazione che ha dato l’allenatore è giusta. Certo, devi pagare qualche dazio, si tratta solo di pagarne di meno».

Occhio al Bologna di Mihajlovic, allora.
«La sua è una squadra che quando contrattacca fa male, pericolosa negli spazi. Hanno cambiato dopo le difficoltà iniziali, e non era scontato perché è un ambiente restio a farlo. Mihajlovic ha aggiunto un difensore al centro e sono arrivati i risultati. Del resto ogni allenatore deve fare con il materiale che ha».

Una bella sfida quella tra lui, ex viola, e Italiano.
«Due tecnici diversi, ma che poi nei concetti generali posso anche ritrovarsi, nel senso che nessuno dei due vuole subire il gioco degli altri, anzi trasmettono l’idea di provare a dominare sempre».

Non è poco.
«Appunto. Cambiare schema è facile, cambiare la mentalità molto meno. Per questo mi aspetto per Italiano un progetto simile a quello portato avanti con Prandelli, un bel periodo».

Ha dovuto anche gestire il caso Vlahovic.
«Italiano si è comportato bene, c’è stima reciproca tra lui e il calciatore. Poi è Vlahovic che deve gestirsi. È attaccato alla Fiorentina, però deve anche pensare alla sua carriera. Finché gioca, dà l’anima ed è determinante direi che è tutto nella regola. Ha un futuro davanti ed è normale ci stia pensando».

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