Rassegna Stampa
Uefa, vertice in corso a Nyon: si decidono le sorti del calcio europeo
Scendono in campo Uefa, federazioni, leghe, club e calciatori per recuperare campionati e coppe, spostando un po’ in là l’Europeo, cercando di non far saltare il calendario internazionale e di salvare il salvabile
Il fatto è che alla fine un compromesso si troverà, siamo sicuri, ma il virus è più imprevedibile di un dribbling di Messi e di un tiro di Ronaldo. Per cui, da bravi allenatori, bisognerà preparare due, forse tre, strategie sulla lavagna politica, scrive La Gazzetta dello Sport.
Per essere più chiari: oggi il calcio non può decidere quando e come si riprenderà a giocare. Nessuno può farlo. Oggi il calcio deciderà i principi (con tutta probabilità: spostiamo l’Euro e salviamo campionati e coppe). E poi incaricherà gruppi di lavoro, ognuno dei quali dovrà studiare una road-map verso la normalità: uno studierà un calendario con l’Europeo spostato a giugno 2021, uno con l’Euro a fine 2020, e chissà se avremo una terza ipotesi. La riunione è aperta a tutto. Anzi, le riunioni. Si comincia alle 10, in video naturalmente, con Uefa e leghe, club e calciatori. Poi, alle 13, l’Uefa e le 55 federazioni. Infine, alle 14, un Esecutivo straordinario. Il che significa che l’Uefa vuole comunque decidere qualcosa e, per statuto, solo l’Esecutivo può farlo.
Che si vada verso lo spostamento dell’Euro non è più un mistero. È indispensabile per le Leghe, preoccupate di finire i campionati. È necessario per i club che hanno bisogno di chiudere le coppe. È fondamentale anche per le federazioni che aspirano a una fine più regolare possibile delle stagioni nazionali. Ed è importante per i calciatori che non potrebbero accettare un sovraccarico nel calendario. Ma serve anche all’Uefa che, giocando Champions ed Europa League, tiene in piedi tutto il calcio europeo. Sperando di dover rinunciare a meno partite (e quindi incassi, tv, eccetera) possibile.
Spostare l’Euro fa perdere qualcosa, sembra fino a 300 milioni, ma il sacrificio avrà un costo di cui tutti sono stati — direttamente o implicitamente — avvisati. Per cui ai club (200 milioni previsti come compenso per i convocati), alle 24 nazionali finaliste (371 milioni di premi), alle 55 federazioni (775 milioni di solidarietà) e alle Leghe (che salveranno i campionati) sarà chiesto di contribuire alle perdite. Si parlerà anche di questo. Non è l’unico aspetto economico o comunque legale da valutare: ci sono gli stipendi dei giocatori nei mesi in cui non si gioca, i contratti fino al 30 giugno, il mercato da ridisegnare. E altro. Servirà anche la Fifa.
Spostato l’Europeo, bisognerà valutare tutte le strade possibili e lavorare a più soluzioni. 1) La più “semplice” prevede l’Euro nel giugno 2021, facendo sloggiare i vari tornei già previsti. 2) Un’altra soluzione prevede l’Euro a novembre-dicembre 2020: meno facile perché “spezza” la prossima stagione. Inoltre, all’interno delle due strade, andrà trovata la formula per le coppe: final four, partite secche fino alla finale, final eight…
Tutto sul piatto, non è stato deciso niente. Sicuri che il 2 maggio il virus sarà debellato? Che si possa giocare (anche a porte chiuse)? Che a fine maggio Istanbul e Danzica siano “safe” per ospitare le finali? Nessuno può saperlo. Ecco perché oggi si gioca solo la semifinale d’andata per salvare il calcio. La finale non è ancora stata scritta.
