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Bella dedica di Tuttosport a Cesare Prandelli, a firma Xavier Jacobelli. Questo l’articolo in questione: “Ha compiuto 65 anni venerdì, ma il suo compleanno dura da due giorni. Da quando il post della Fiorentina sui social ha ricordato la ricorrenza, la marea di messaggi si è fatta dilagante. Ondate di affetto, ammirazione, rispetto: centinaia di post, a conferma di quanto sia vero quanto ammonisce l’antica saggezza della gente dei campi, da lui tanto amata: si raccoglie ciò che si semina. 
Cesare Prandelli ha seminato molto e bene: ora raccoglie, in riva al calcio dove ha scelto di stare da quel 23 marzo 2021 quando lasciò la guida della Fiorentina. Non ha più cambiato idea; se lo facesse, sarebbe fantastico: il nostro calcio ha molto bisogno di uno come lui. […] 
Da allenatore di club ha raggiunto i picchi nel memorabile quinquennio viola 2005-2010 (due volte di fila quarto, semifinale Uefa con i Rangers; quarto di finale Champions scippato dal «gol scandaloso del Bayern», Bild dixit). Ct vicecampione d’Europa 2012 e terzo nella Confederations 2013, ha patito la cocente delusione del Mondiale brasiliano, della quale prese atto immediatamente rassegnando le dimissioni e assumendosi anche troppe colpe non sue, ma di chi aveva tradito la sua fiducia. 
La verità è che Cesare è Unico per il suo modo di vivere il calcio, appreso alla scuola di Mino Favini, suo mentore nel vivaio atalantino dove cominciò vincendo tutto con gli Allievi nazionali. Favini, il maestro che Cesare, al culmine della fama, invitò a Kiev, per assistere alla finale dell’Europeo. Vinse la Spagna, ma nella vita ci sono cose molto più importanti. Come quando, nominato allenatore della Roma, Cesare ne lasciò quasi subito la guida per rimanere vicino a Manuela fino alla fine. O quando, richiamato a Firenze per salvare la Viola, conquistò punti risultati poi decisivi per l’obiettivo centrato da Iachini, un altro signore della panchina. 
Ma in quel marzo Cesare scrisse ai tifosi: «Sono venuto qui per dare il cento per cento; tuttavia, appena ho avuto la sensazione che non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso il mio passo indietro. Ringrazio Rocco Commisso e tutta la sua meravigliosa famiglia, Joe Barone e Daniele Pradè, sempre vicini a me e alla squadra, ma, soprattutto, ringrazio Firenze: so che sarà capace di capire. Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente, questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente, sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Credo sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono». Questo è un uomo“.
																																					
																		 
												
																					
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Di
Redazione LaViola.it