«Parola o atto finalizzati a spaventare». Oppure. «Pericolo incombente ». In una parola: minaccia. Nemmeno il tempo di godersi “il gran rifiuto” che, Firenze, è tornata a tremare. Colpa di Fabio Cannavaro, allenatore del Tianjin e gran tentatore di Nikola Kalinic. «Era la mia prima scelta – ha detto l’ex pallone d’oro sia alla Gazzetta dello Sport che a Sky – e soltanto alcuni problemi hanno fatto saltare tutto».
Poi, appunto, quella frase che sa tanto di minaccia. «Discorso chiuso? Chissà…il nostro mercato chiude il 28 febbraio e nel contratto del giocatore c’è una clausola…». Parole dette sorridendo, sia chiaro, ma che sono bastate a spaventare (ancora) i tifosi viola. Inutile girarci attorno. Il rischio di una nuova offensiva c’è. Del resto, cosa o chi potrebbe impedire ai cinesi di provarci ancora? Non ci sarebbe da stupirsi insomma se da qua a fine mese il Tianjin si presentasse con quei famosi 50 milioni. Per la Fiorentina, e torniamo alle parole di Cannavaro, sarebbe un problema.
Già. Peccato (per i cinesi) che l’ultima parola spetta comunque al giocatore che, salvo impensabili sorprese, non ha nessuna intenzione di cambiare idea. «No, grazie», ha risposto a gennaio, e lo stesso farebbe davanti ad una nuova proposta. Questione di ambizioni (Kalinic vuol restare nel calcio “vero”), di famiglia (la moglie non ne voleva sapere di trasferirsi in Cina) ma non solo. Pare infatti che il croato sia rimasto molto infastidito da come gli intermediari della trattativa hanno gestito la vicenda. Commissioni, giochi al rialzo, ricerca sfrenata del maggior guadagno possibile. Sulla sua cessione (e pure sul faraonico ingaggio che avrebbe toccato i 12 milioni netti a stagione) hanno provato a “mangiare” in diversi. Anche per questo, alla fine, il “9” si è stufato. E ha chiuso la porta a chiave.
Tifosi e Sousa insomma, possono stare tranquilli. Kalinic non si muoverà. Non adesso, almeno. Discorso diverso, semmai, pensando alla prossima estate. Allora sì, che Nikola potrebbe prendere in considerazione l’idea di andarsene. Non in Cina, ma in un grande club europeo. Questa, però, è un’altra storia. Il presente è e sarà viola, ed impone di pensare solo e soltanto al campo. Anche perché la Fiorentina sta entrando nel periodo decisivo della stagione, e la partita di Pescara ha per l’ennesima volta dimostrato quanto Sousa non possa fare a meno del suo centravanti titolare.
Troppo importanti i suoi movimenti. Quella sua capacità innata di attaccare la profondità e di allungare la squadra. Senza dimenticare i gol. Già dieci, in campionato, più quattro in Europa League. Ancora una rete quindi e saranno 15, cifra alla quale scatterà il secondo bonus (il primo era a quota 10) stabilito dal suo contratto. La domanda è: potrà inseguire il bonus già con la Roma? Oppure il dolore al ginocchio che lo ha costretto a saltare la trasferta di Pescara lo terrà ancora fermo ai box? La sensazione (forte) è che possa recuperare.
La stessa società, nei giorni scorsi, aveva lasciato intendere come si trattasse di uno stop soprattutto precauzionale. Martedì sera insomma, potrebbe andare in scena una sfida nella sfida particolarmente eccitante. Dzeko (capocannoniere del campionato) da una parte, Kalinic dall’altra. Centravanti moderni e per certi versi simili. Amano giocare, lavorano come matti e, anche per questo, a volte sbagliano gol all’apparenza facili.
Eppure, se la Roma crede ancora nello Scudetto, e se la Fiorentina è rimasta agganciata al treno che vale l’Europa è in gran parte merito loro. Se ne era accorto anche Cannavaro. Purtroppo per lui però, per Kalinic, questa è una storia chiusa.
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Redazione LaViola.it