Tutti stanno con Rocco (a parole). Ma gli ostacoli aumentano ogni giorno di più sul fronte nuovo stadio. A questo giro Firenze e l’Italia non possono restare ancora una volta indietro
IO STO CON ROCCO. L’hashtag lanciato dalla tifoseria viola qualche giorno fa ha fatto breccia. Anche nella politica. L’ ‘Io sto con Rocco’ non ha portato solo al tappezzamento di striscioni a Firenze e provincia, oltre che in viola club in tutto il mondo, ma ha provocato una serie di reazioni a catena in ogni parte politica, movimento, ente o organo che abbia più o meno autorizzazione a mettere voce in capitolo sul tema stadio.
A PAROLE. A parole, o con striscioni, tutti d’accordo con Commisso. Tutti si rendono conto che nel 2020 non è ammissibile dover assistere ad un evento sportivo sotto pioggia e vento e il dover accedere a bagni fatiscenti. Soprattutto se ti chiami Firenze e sei una delle città più belle al Mondo. Tutti si rendono conto che scoraggiare un imprenditore che viene dall’America ad investire sulla città e sulla Fiorentina sia una follia. Così come che per crescere sportivamente ed economicamente serva un impianto che generi più introiti. Tutti d’accordo, sì, ma a parole (o con striscioni). Perché poi, nei fatti, gli ostacoli aumentano di giorno in giorno per Commisso.
PROBLEMI SU PROBLEMI. Che siano i costi, le tasse, i ricorsi eventuali di coloro che lavorano alla Mercafir da un lato, che siano ambientalisti, gli enti aeroportuali, o i permessi (e i costi) di infrastrutture che al momento non esistono e andrebbero progettate, finanziate e fatte nel caso di Campi Bisenzio. Così come i vincoli delle belle arti sul Franchi. E adesso, con l’ipotesi Ridolfi, non tarderanno ad arrivare i problemi da parte di chi in quell’impianto fa le sue attività, oltre che quelli urbanistici, progettuali, etc. Il tutto in attesa del decreto semplificazioni. Che per qualcuno potrebbe essere una panacea che curi tutti i mali della burocrazia che ostacola ogni tipo di idea per crescere e non restare indietro. E questo vale per le città, per Firenze, ma per tutta l’Italia. Ma che secondo altri, i moniti della Soprintendenza di questi giorni sono lì a testimoniarlo, cambieranno sì qualcosa ma neanche più di tanto. Impossibile, infatti, che spariscano le tutele di beni culturali. E piaccia o meno, il Franchi tale è considerato.
RESTARE INDIETRO. E nel momento in cui il mondo intero prova a ripartire dopo lo stop causato dal coronavirus, con economie al tracollo e borse che ogni giorno cedono dinanzi alla paura di non sapere come possa ripartire, restare ancora una volta indietro per colpa di dissidi politici, burocratici, o miopie da parte di chi non si rende conto della drammaticità del momento sarebbe letale. In questo momento storico, perdere anni e anni tra progetti e ricorsi, spesso dettati da interessi, non avrebbe lo stesso peso di altri iter che hanno subito gli stessi procedimenti anni addietro.
DIALOGO E TAVOLI, NO FORZATURE. Serve il dialogo tra le parti. Il massimo dialogo. Perché non si parla solo di uno stadio e degli interessi di una società sportiva. Ma di investimenti multimilionari che produrrebbero altri investimenti ed entrate nel domani. Il tutto resterebbe, inoltre, alla città. La crescita sportiva porterebbe campioni a Firenze, soldi, marketing, e visibilità. Oltre che permettere lo sviluppo di altre infrastrutture. Che lo stadio si faccia a Campi, al posto del Ridolfi, o che si rifaccia il Franchi. Avrebbe fatto lo stesso con la Mercafir, vista la riqualificazione dell’area e la creazione della linea della tramvia ancor prima di partire con il bando per la costruzione dello stadio. Resta da capire come.
COME. Il ‘foglio del come’, che qualcuno utilizzava come argomento di scherno per prendere in giro chi aveva grandi idee teoriche, senza avere però la minima soluzione per metterle in pratica, è il nodo cruciale. In questo momento storico serve sedersi ad un tavolo, mettere da parte interessi di quartiere, e lavorare affinché si possano generare benefici per un popolo che ha fame di crescita. E che non vuole abbattersi alla crisi post coronavirus. L’occasione c’è, ed è ghiotta. Perché Commisso, in questo momento, è una sorta di manna dal cielo. Non tutti i paesi del globo possono vantare un imprenditore disposto e voglioso di investire così tanto. E se dovesse passare anche questo treno, il rischio che non ne passi un altro può anche esserci. Collaborando tra tutte le parti, invece, si può. Io sto con Rocco non deve restare solo uno slogan, o un messaggio politico. Ma affinché diventi realtà, il passo, purtroppo, è ancora lungo.
Di
Gianluca Bigiotti