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Tutti responsabili per una crisi che nasce da lontano. Si continua con Pioli (per ora): poi cosa cambierà?

Decimo posto, rabbia tra i tifosi, la società sceglie di non cambiare il tecnico (per adesso). Ma dai Della Valle a Corvino, tutti hanno le proprie responsabilità.

Pioli resta. Per ora. Il summit tra Andrea Della Valle, Cognigni, Corvino e (in collegamento dall’estero) Diego Della Valle ha prodotto la decisione di non cambiare. Fiducia assolutamente a tempo, e condizionata dalla reazione della squadra, per il tecnico viola. Toni duri usati dalla società per chiudere, con un comunicato, la giornata di ‘consultazioni milanesi’: “La proprietà non è assolutamente disposta ad accettare quello che sta accadendo da qualche mese a questa parte. La squadra deve ritornare ad essere quello che era: competitiva, coraggiosa e orgogliosa della maglia che indossa. Quella che stiamo vedendo ora non è la Fiorentina che abbiamo visto nella prima parte del Campionato”. Oggi nuovo confronto tra proprietà, società, allenatore e squadra al centro sportivo, alla ripresa degli allenamenti: si valuterà l’ipotesi di un ritiro in vista del Bologna. La terza partita interna di fila che, in caso di ulteriore flop a livello motivazionale e di determinazione, potrebbe allargare a dismisura la crisi e la contestazione della piazza.

NEL MIRINO. “La società chiede a tutti il grande rispetto per la maglia e per i traguardi che si possono ancora ottenere nel finale di stagione. L’impegno deve essere totale da parte di tutti. La società inoltre chiede al tecnico Pioli di gestire questo momento con la competenza e la serietà che ha dimostrato nella prima parte del Campionato. Ora servono la convinzione e l’orgoglio di tutti quelli che scendono in campo per cercare di portare a casa risultati che sono assolutamente possibili da raggiungere.Rimane convinzione della Società di avere una squadra forte e composta da professionisti di ottima qualità e rispettosi della maglia che indossano. Ora è necessario che tutto questo venga confermato da risultati positivi che tutti ci aspettiamo ed ognuno dovrà assumersi la responsabilità del proprio operato”, aggiunge la Fiorentina nell’ultimo comunicato serale. L’ultima nota di un botta e risposta che va avanti da un mese. E che fa tornare anche indietro con la memoria, nei rapporti avuti con i precedenti allenatori. A suon di dichiarazioni trasversali, comunicati e quant’altro. Pioli è nel mirino, ritenuto responsabile per una squadra che nelle ultime settimane ha avuto troppi passaggi a vuoto a livello di grinta e orgoglio. Atteggiamento non ritenuto consono da proprietà e società: i Della Valle, Cognigni e Corvino sono convinti che questa Fiorentina valga ben più del 10° posto.

RESPONSABILITA’. Chiaro che, analizzando bene e a 360° la situazione, Pioli non può essere l’unico colpevole di una mediocrità che va avanti da troppo tempo. Prima era ‘colpa’ di Sousa, delle ‘omelette’ e di un atteggiamento poco ‘focato’ e rispettoso della città. Di un gruppo scarico di motivazioni. Poi c’era stato l’anno di transizione (lo scorso), e adesso… il 10° posto attuale con la semifinale di Coppa Italia che rischia di diventare un’illusione più che un’opportunità per la storia. Sono cambiati i giocatori (praticamente tutti), è cambiato allenatore e si è ripartiti da giovani di buone speranze, ma il risultato è di restare fuori dall’Europa (salvo miracoli di Coppa) per il terzo anno di fila. Con i Della Valle era successo solo tra il 2010 e il 2013, quando nel mezzo si arrivò alla rivoluzione con Pradè-Montella e il rilancio di ADV.

PROPRIETA’ E SOCIETA’. Nel mirino della piazza c’è soprattutto la proprietà. I Della Valle e il presidente esecutivo Cognigni. Cori anche domenica scorsa, striscioni la settimana prima, una frattura mai veramente risanata. Autofinanziamento puro e mancati investimenti negli ultimi anni, più un rapporto distaccato con la città. Un ‘vivacchiare’ che per i tifosi dipende proprio dalle linee guida dall’alto. Poi c’è chi ha costruito questa squadra ex novo: circa 130 milioni spesi da Corvino e Freitas per ripartire, a fronte di cessioni milionarie. Investimenti futuribili, per giocatori che adesso sono patrimonio tecnico della Fiorentina. Ma oltre al lato economico, il campo dice di due ottavi e un decimo posto. Oltre ai vari Milenkovic, Veretout, Biraghi, Benassi, Pezzella (tutti hanno aumentato il proprio valore e alcuni di loro potranno essere future plusvalenze), ci sono (o sono passati da Firenze) anche i Bruno Gaspar, Cristoforo, Maxi Olivera, Gil Dias, Eysseric, Zekhnini, Falcinelli, Hristov, Milic, Diks, Norgaard, più veri flop come Pjaca, Gerson e Saponara (giocatori che negli ultimi due anni dovevano fare la differenza). Insomma, qualche pezzo importante centrato ma anche tante scommesse non vinte.
“Rimane convinzione della Società di avere una squadra forte”, è stato ribadito. Probabilmente in parte è vero se tanti pezzi pregiati sono Nazionali e ambiti da tanti club importanti, ma forse – se si parla di aperta crisi – oltre alla gestione dell’allenatore ci sarà anche un gruppo non troppo ben assemblato e con mancanze evidenti (assenza di un regista dopo Badelj, di un terzino destro, di leader e giocatori d’esperienza in qualche ruolo chiave, un attacco completato solo a gennaio, oltre alle famose scommesse perse rispondenti ai nomi di Pjaca, Gerson ma anche in parte Mirallas ed Edimilson).

L’ALLENATORE. In tutto questo, anche l’allenatore ha ovviamente le sue responsabilità. Per una squadra che non ha mostrato un vero gioco in due anni, per la mancanza di equilibrio dal ‘prima di Muriel’ al ‘dopo Muriel’, per il poco ‘coraggio’ in alcune scelte (tanti X e poche gare vinte), probabilmente anche per non aver insistito sulla questione Badelj la scorsa estate. Giocatore ritenuto fondamentale che ha costretto a rivoluzionare l’intenzione di gioco. Ora il rischio è di perdere di mano lo spogliatoio. Un rapporto forte, fortissimo soprattutto a livello umano, ma che adesso scricchiola almeno a vedere la riprova sul campo. Questo vuole capire la proprietà: se ci sarà reazione contro il Bologna. Se ci sarà possibilità di uno scatto d’orgoglio, soprattutto in vista della Coppa. Altrimenti potrebbe arrivare anche l’esonero. Ma servirebbe a qualcosa? Porterebbe ad un netto cambiamento (in positivo), a 10 giorni dal ritorno di Bergamo? Difficile dare risposta, perché al di là di tutto restano i limiti di un gruppo che ha dato spesso reazioni d’orgoglio, ma che a livello tecnico ha dimostrato le proprie lacune con continuità. E nella mediocrità generale della stagione, i giocatori hanno la loro fetta di responsabilità.

DILEMMA FUTURO. L’unico, ultimo appiglio: la Coppa. Già, ma come ci arriverà la Fiorentina? Il Bologna, poi la Juve… poi Bergamo. Snodo della stagione e non solo. Perché poi si aprirà di nuovo la questione futuro: nuovo allenatore, nuove scelte, rinnovati dilemmi. Come ripartire? Con che ambizioni? Con un allenatore che presuppone una squadra competitiva e in lotta per l’Europa (Di Francesco, Montella, Giampaolo), o con un tecnico emergente che faccia crescere i giovani e che cresca lui stesso con la Fiorentina (Liverani, Nesta, D’Aversa)? Dal tipo di scelta si capirà anche l’intenzione per il futuro, anche se le linee guida saranno dettate ancora una volta dalla proprietà. E non è escluso che nella delusione generale qualche riflessione venga fatta anche sulla direzione sportiva. E il gruppo? Senza Europa, possibile che molti chiedano di andar via. Chiesa, Milenkovic, gli ambiziosi Veretout e Biraghi (uniti ai casi Gerson, Edimilson e Mirallas, praticamente mezza squadra può essere da rifare). Come al solito, il nodo sarebbe però non solo vendere, ma come rimpiazzare gli eventuali partenti. Perché 40 milioni sono già stati ‘anticipati’ sul piatto per Muriel, Traorè, Rasmussen e Zurkowski.

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