La partita cerchiata di rosso è quella contro il Bologna di domenica prossima. Ma la Conference va trattata con cura, alla lunga potrebbe anche salvare la stagione
Nella testa di Stefano Pioli c’è soltanto un chiodo fisso. Trovare il modo di far uscire la Fiorentina dalle sabbie mobili nelle quali si è cacciata. Non si sarebbe mai immaginato di finirci dentro con tutte le scarpe. Qualche difficoltà era prevedibile, ma così no. Nel post San Siro, in mezzo alla rabbia per un pasticcio colossale del Var, certificato oggi dall’Aia) c’è stata la corsa a prendersi la colpa. Prima Pradè, poi lo stesso Pioli. Con la squadra rimasta in silenzio nell’immediato dopo partita. Ma in questo momento sapere di chi è la colpa conta poco o nulla. Conta trovare la chiave per tornare a vincere le partite. Resta tutto nelle mani di Pioli. Al Viola Park fanno appello alla sua esperienza. Ne ha viste tante, ne ha passate altrettante. Deve venirne fuori anche questa volta.
ANCORA DI SALVATAGGIO. La squadra domani pomeriggio partirà per l’Austria. Giovedì l’appuntamento con il Rapid, altra squadra in crisi non nera. Di più. All’orizzonte diversi cambi di formazione. Dentro Comuzzo, Ndour, Piccoli, forse Dzeko. Con loro Fortini e Parisi. Perché Dodo e Gosens resteranno a riposo. Con ogni probabilità insieme a Pongracic e Kean. Il resto si vedrà. L’obiettivo è quello di spendere il meno possibile a livello psicofisico, tenere qualche calciatore fresco per domenica e possibilmente vincere la partita. Per una Fiorentina ‘normale’ non un’impresa impossibile. Per quella attuale sarà un po’ più complicato. Ma oggi la Conference non può essere vista come una scocciatura. Vero che c’è bisogno di concentrare gli sforzi per risalire in campionato, ma è altrettanto vero che in una stagione del genere la competizione europea può diventare la classica ancora di salvataggio.
AMORE. Al seguito della squadra ci saranno poi oltre 1.200 tifosi. Ennesimo atto d’amore nei confronti di una squadra che fin qui ha regalato pochissime soddisfazioni. Ma la gente vuole esserci a prescindere. Sognando la finale di Lipsia del 27 maggio. Perché sì, in una stagione così la Conference League può salvare capra e cavoli.
Di
Alessandro Latini