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Troppe ombre: Milan rimandato dall’Uefa per il Fair Play

Milan rimandato a ottobre. Niente «voluntary agreement», non esistevano proprio le condizioni, ma s’era capito da giorni. Se ne riparla nella prossima stagione, con nuovi dati sul bilancio e nuove informazioni sulla proprietà cinese insediata di recente (e che quindi, per Nyon, merita comprensione). Il fair play Uefa ha regole e parametri nei quali il club rossonero ancora non si incastra, cominciando dal deficit elevato che il piano d’investimenti non riesce a coprire. La formula ufficiale, quella Uefa, è che «il Milan ha rinunciato alla sua richiesta iniziale e l’ha sostituita con una nuova domanda», alla quale Nyon risponderà da ottobre in avanti. Naturalmente è concordata: in realtà è stata l’Uefa a rispondere negativamente, suggerendo al Milan di ripresentarsi da ottobre in avanti piuttosto che vedersi rifiutata la domanda. Ora comincia il conto alla rovescia.

Il «voluntary agreement» è uno strumento recente che l’Uefa ha introdotto nel 2015: fino ad allora c’era il patteggiamento (i club che concordano le sanzioni) oppure la sentenza dell’organo giudicante. Il «voluntary» non prevede sanzioni e si basa sulla promessa – fondata – di rispettare i criteri del fair play entro tre/cinque anni. Il club può quindi spendere, svolgere una politica espansiva, presentando un «business plan»: ma alla fine i conti devono essere a posto. Altrimenti le sanzioni finali sono più pesanti. Non è la situazione del Milan oggi.

Intanto il deficit è ben lontano dai parametri Uefa (30 milioni nel triennio). Inoltre non sono sufficienti né il piano investimenti presentato (ricavi lontani dal coprire le spese) né le informazioni sulla nuova proprietà: il tempo dall’insediamento è troppo breve. L’Uefa vuole capire meglio disponibilità, solidità e intenzioni dei proprietari che però non possono – questa la filosofia – scontare tutti gli errori del passato. Quindi Nyon offre una certa elasticità. Sarebbe stato molto peggio con Berlusconi ancora al comando.

A casa Milan avevano messo in conto il rinvio. Con un comunicato, il club ha preso atto del nuovo percorso e l’a.d. Marco Fassone s’è messo al lavoro per individuare nuovi ricavi, indispensabili per convincere l’Uefa. Nei programmi, ad esempio, un ambizioso progetto di scuole calcio sotto l’egida dello Stato cinese. Più in generale (grazie anche a nuovi soci asiatici) si conta di raccogliere un bel po’ di denari con sponsorizzazioni di rilievo. E c’è l’auspicabile qualificazione ai gruppi di Europa League con relativo aumento dei guadagni. Il Milan spera di ottenere a ottobre quel via libera per il «voluntary» che permetterebbe di rispettare la scaletta degli investimenti fino al 2021. Se non oltre. Mister Li e il suo management hanno previsto di destinare ben 400 milioni in 5 anni (al netto di eventuali vendite) per rafforzare la rosa.

In ogni caso eventuali sanzioni (limiti alla rosa e al mercato, o anche peggio) scatterebbero tra due stagioni. Il Milan in teoria può fare un mercato folle e schierare chi vuole in Europa League: ma nel 2018-19, se nelle coppe, dovrà rispettare i parametri o saranno problemi. Intanto l’Uefa ha sanzionato il Porto: multato di 700mila euro (più 1,5 milioni con la condizionale), potrà inserire in rosa solo 22 giocatori (e 23 nel 2018-19) e avrà limiti di mercato.

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