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Editoriali

Tra (forte) ambizione e (diffusa) sfiducia. La reale ‘dimensione’ della Fiorentina è ancora lontana

Palladino, Ferrari e Pradè

La dimensione della Fiorentina continua a calare. Ritrovarla non sarà immediato nè semplice. La fiducia passerà da lì

Premessa: siamo a metà luglio, il calciomercato è appena iniziato e quest’anno sarà influenzato nei tempi da Europei e Coppa America, molti calciatori sono ancora in vacanza e di soldi da spendere ce ne sono pochi per tutti (o quasi). Quindi, calma.

Solamente a inizio settembre, cioè quando le trattative saranno terminate, sarà possibile emettere giudizi e sentenze, che sarebbero di per sé comunque precoci visto che ogni acquisto (o conferma nel caso di qualche giovane o di chi è dato in partenza), poi, andrà visto alla riprova del campo. D’altronde, dodici mesi fa suonavano le fanfare per l’arrivo di Nzola, mentre adesso regna lo scetticismo attorno a Kean. Sarà il campo, come sempre, a dire chi aveva ragione. Ciò che filtra dal Viola Park, intanto, è che Moise Kean è quel centravanti forte di cui parlava Daniele Pradè in conferenza stampa. A meno che la Fiorentina non riesca ad accelerare per liberarsi di alcuni esuberi che, però, ad oggi non trovano sistemazione. E, di conseguenza, non portano soldi né permettono di chiudere altre operazioni in entrata.

DIMENSIONE. Al netto di come la si pensi sui vari Zaniolo e Brescianini, il primo già sfumato e il secondo ormai prossimo a sfumare, ciò che ormai sta diventando un dato di fatto è che sul mercato la Fiorentina non riesce ad essere competitiva neppure con l’Atalanta. Senza tornare alla preistoria del calcio, già in precedenza era dietro alle ‘strisciate’ e al Napoli, mentre è stata spesso in difficoltà con le romane (almeno una). In questi casi il gap economico c’era, c’è e ci sarà. Ma da qualche anno sembra essere diventato impossibile riuscire a competere pure con i bergamaschi, non tanto in termini economici quanto di appeal. La dimensione della Fiorentina, insomma, continua a calare. Un gradino alla volta, stagione dopo stagione, errori dopo errori.

SGRADEVOLI PARALLELI. Senza riaprire capitoli dolenti come le finali di Conference perse o lo scorso mercato di gennaio in cui è stata ignorata la possibilità di svoltare, la Fiorentina di oggi non ha argomenti per convincere un giocatore di buono/medio livello a sceglierla rispetto all’Atalanta. A livello storico è qualcosa di impensabile. Ma il calcio moderno funziona così. Se entri in un circolo virtuoso e riesci sempre ad alimentarlo hai fatto bingo. Ok la bellezza di Firenze e del Viola Park, la squadra in cui giocavano Batistuta, Baggio, Antognoni e una lunga sfilza di campioni, la proprietà più ricca (o quasi) della Serie A e altre mille argomentazioni innegabilmente vere, ma nel calcio di oggi tutto ciò non basta. Loro ‘offrono’ un tecnico che valorizza (anche i giovani) e rigenera cause che sembravano perse, la Champions o comunque la lotta per la Champions. C’è poco da fare, nonostante faccia male sentirselo dire: l’Atalanta è arrivata ad un livello superiore rispetto alla Fiorentina. Oggi. Ieri non lo era, domani chissà.

FORTE AMBIZIONE E SFIDUCIA. Ecco perché, tornando alla premessa, dopo le parole del ds viola con cui si è chiusa la scorsa stagione e si è aperta la nuova, era lecito attendersi qualcosa di più. La forte ambizione proclamata, fin qui, è rimasta un concetto astratto. La sfiducia, invece, è abbastanza concreta. E non sta tanto nel non aver preso Zaniolo, nel vedere sfumare Brescianini, Tizio, Caio o Sempronio, bensì nel non riuscire ad intravedere quella volontà di ritrovare una dimensione consona a quella che è la storia della Fiorentina. Come può far sognare Kean o Mandragora? (con tutto il rispetto, s’intende). Molta della fiducia passerà anche da lì, e non sarà un cammino né facile né tanto meno immediato.

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