A quella segnalazione dell’osservatore Roncarolo di Vercelli, Moreno Torricelli deve quasi tutto. Da esperto del panorama dilettantistico piemonese e lombardo, Roncarolo aveva messo gli occhi su quel difensore tutto cuore e grinta che giocava in Serie D e lo aveva comunicato a Furino, responsabile a quei tempi del settore giovanile bianconero. Il resto lo avevano fatto tre amichevoli nell’estate del ’92 ed un ‘colpo di fulmine’ sportivo di Trapattoni, che nell’impossibilità di arrivare a Vierchowod, decise di scommettere su ‘Geppo’, soprannome arrivato per il suo primo lavoro in una falegnameria): «Prendetemi quel ragazzo della Caratese». Detto fatto: 50 milioni di lire e l’organizzazione di un’amichevole fu il prezzo pagato dalla Juve per Torricelli che in dieci anni di carriera in Serie A, è diventato l’emblema del sogno di diventare calciatore professionista… dal nulla. A Torino (dove ha vinto tutto quello che un giocatore sogna) ed a Firenze ha lasciato un ricordo indelebile.
Torricelli, che fine ha fatto?
«Vivo in Val d’Aosta, a Lillianes. Professionalmente, sono rimasto legato al mondo del calcio. Collaboro con Juventus Channel, mi occupo del pre e del post partita».
Da ex viola e da attento osservatore, che idea si è fatto su questa Fiorentina?
«Che non riesce a cambiare marcia in questa stagione. Nella prima parte della scorsa, la Fiorentina è stata una squadra unica: propositiva, divertente ed innovativa. Merito di Sousa».
Di Sousa lei è stato compagno di squadra. Che ricordo ha?
«Sousa è stato uno dei più grandi registi dei miei tempi. Sempre disponibile, intelligente, capace di vedere prima tutto. Un punto di riferimento. Dopo una carriera da vincente vero, non è automatico diventare un allenatore importante. Lui ci è riuscito».
Sousa quest’anno fa discutere per un atteggiamento un po’ così, malinconico e meno passionale.
«Credo che qualcosa fra Paulo e la società si sia incrinato nel corso dell’ultimo mercato. Era un giocatore ambizioso e tale è rimasto anche come allenatore. Punta sempre al massimo. La Fiorentina ha mantenuto l’ossatura dello scorso anno, anche se ha perso un giocatore come Alonso che in Italia faceva la differenza. Forse, si aspettava un paio di giocatori per fare un salto di qualità, un aiuto tecnico. Lo scorso anno, la panchina corta è stato un fattore determinante nel calo del girone di ritorno».
Corvino però ha detto che con Sousa parla di futuro.
«La continuità del progetto Fiorentina-Sousa dipende dalle prospettive e dalle garanzie che saranno messe sul piatto. Sousa, lo ripeto, è un allenatore ambizioso».
Per Torricelli quale è la dimensione di questa Fiorentina?
«Quella di lottare per qualificarsi ancora per l’Europa League. Il livello di competizione però si è alzato. Ci sono anche Torino e Lazio quest’anno che competono. Per ora la Fiorentina ha troppi alti e bassi, ma Sousa sono certo che farà di tutto per eliminarli. Manca una serie di tre vittorie consecutive per caricare di entusiasmo tutti, ambiente compreso».
Entusiasmo, parola magica legata ai suoi anni a Firenze.
«In maglia viola ho vissuto quattro anni splendidi. Il 1998-1999 lo ricordo come una delle miei migliori stagioni in Serie A. Devo tutto a Trapattoni, anche la chiamata a Firenze».
Anno magico quello che ha citato. Senza l’infortunio a Batistuta chissà cosa sarebbe potuto succedere…
«Siamo stati in testa alla classifica per tante giornate, però da marzo in poi ci è mancato lo sprint. Sono sincero, anche con Bati a disposizione non so se avremmo vinto lo scudetto. Ci mancava qualcosa a livello di mentalità».
Lei era un simbolo di quella Fiorentina. Quello che potrebbe diventare anche Bernardeschi?
«E’ un giocatore dalle caratteristiche uniche. Ha fisico e tecnica, dalla trequarti in avanti può fare la differenza. Si parla dei diversi ruoli in cui è stato impiegato, ma non trovo che questo sia un tema importante. Sapersi adattare in diverse posizioni del campo, è una qualità che il giocatore deve saper sfruttare per imporsi».
Da ex difensore, la Fiorentina dovrebbe rinnovare il contratto a Gonzalo?
«Credo di sì. Ha sempre fatto bene. Purtroppo non ci sono grandi difensori giovani in giro. Chi li ha, se li tiene stretti».
Che cosa c’è nel futuro di Torricelli?
«Continuare a raccontare ai giovani la mia esperienza. Collaboro al progetto di Randstad e Bosch ‘Allenarsi per il futuro’, dedicato all’alternanza fra scuola e lavoro. Spero che una storia come la mia, possa ripetersi anche nel calcio di oggi».
Nel 2010, dopo la positiva esperienza in Lega Pro Prima Divisione a Figline, ha dovuto interrompere la carriera di allenatore.
«Quell’estate mi cercò il Crotone per allenare in Serie B, ma non avevo la testa per poter allenatore: gravi motivi familiari».
Torricelli però ora è di nuovo pronto.
«Mi piacerebbe tornare in panchina. Attendo solo l’occasione giusta».
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Torricelli: “Sousa è un mio fratello, conosco la sua ambizione. Serve il salto di qualità”
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