“Sono tornato perché voglio vincere un trofeo. Andrea Della Valle vuole alzare al cielo un trofeo” – Pantaleo Corvino. Manca, maledettamente, un trofeo nella bacheca della famiglia Della Valle. In quindici anni di gestione Fiorentina, il non esser riusciti ad alzare al cielo neanche una coppa è un cruccio che fa male. Arma spesso utilizzata dai più accaniti detrattori della famiglia DV, vera e propria ossessione per chi in fondo ci ha provato, senza buoni esiti. Si prenda ad esempio la rosa allestita nell’anno Rossi-Gomez. Anche Lotito è riuscito ad alzare al cielo tre coppe, così come il Napoli, la Roma, l’Inter, la Juventus ed il Milan nello stesso periodo. La Fiorentina non ci è riuscita. I sostenitori, invece, della famiglia Dv ricorderanno che nell’era Della Valle la Fiorentina è sempre arrivata in alto in classifica, giocando sempre l’Europa, cosa che negli addietro non accadeva così di frequente. E’ mancato l’acuto. Insomma. Ma l’ossessione trofeo c’è. Ed è forte. Lo ha detto Pantaleo Corvino nel giorno della sua presentazione. Lo ha ribadito più volte lo stesso Andrea Della Valle. Magari non in maniera esplicita. Ma il messaggio che è più volte filtrato dalla proprietà è quello: la voglia di alzare al cielo un maledetto trofeo.
E se la Coppa Italia, anche quest’anno, è ormai andata, rimane il sogno Europa League. Dura, durissima, immaginarsi una Fiorentina campione d’Europa, ma non del tutto impossibile. Un’ossessione trofeo che campeggia anche in molti calciatori viola. Da chi ha vissuto quella maledetta finale di Roma contro il Napoli in cui accadde di tutto, a chi si è visto portar via la finale di Coppa Italia dalla Juventus dopo l’1-2 dello Stadium, a chi col Siviglia ci aveva sperato in E.L. Passando per chi trofei, in carriera, ne ha vinti pochi se non nessuno, e che forse è all’ultima chiamata.
Kalinic ci ha sperato, e ha visto il suo Dnipro capitolare al cospetto del Siviglia in finale, Gonzalo e Borja non hanno mai vinto niente, fatta eccezione per una Coppa Intertoto. Badelj ha vinto qualcosa in Croazia, ma mai a livello europeo o internazionale, come Tomovic in Serbia, Ilicic in Slovenia, Vecino in Uruguay, Milic in Russia, Tatarusanu in Romania. Sanchez ha dalla sua l’esperienza internazionale con la Colombia, ma zero trofei in bacheca. Così come Bernardeschi, Chiesa, Astori, Babacar, Salcedo, Maxi Olivera, Saponara, Sportiello, De Maio, Hagi.
Gli unici ad aver alzato un trofeo internazionale sono Cristoforo, con le sue 3 Europa League al Siviglia, e Tello ai tempi del Barcellona. Per alcuni, dicevamo, potrebbe essere una sorta di ultima chiamata. Come per Gonzalo Rodriguez, il cui futuro è il bilico, o come per Ilicic, passando per lo stesso Borja o come Astori, fino ai vari Babacar e Saponara. Altri, invece, potrebbero alzarne ancora in futuro. Come Kalinic, se lascerà Firenze in estate per approdare in qualche big europea, o Bernardeschi, che da qui a fine carriera probabilmente migrerà in qualche top club d’Europa.
Un cruccio da estirpare. Una voglia matta di far esplodere di gioia Firenze. Ai tempi della doppia semifinale del terzo Montella era questa la frase ricorrente in ogni intervista. Un po’ con eco t’immagini per dirla alla Vasco Rossi. Sousa di trofei ne ha vinti una caterva, da giocatore. A livello internazionale ancora nessuno da allenatore. Ultima chiamata, per alcuni. Chissà, anche per la famiglia Della Valle. Che sia solamente un sogno, o un’illusione, crederci sempre, mollare mai.
Di
Gianluca Bigiotti