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Torna lo sport, ma il calcio deve aspettare. Allenamenti delle squadre dal 18 maggio

Conte

Sì agli sport individuali, ancora no a quelli di squadra. E il ministro Spadafora frena anche sulla prossima data. E la ripresa del campionato resta un rebus

Sì alla Pellegrini, a Paltrinieri, a Nibali, a Tortu, a Fognini. Ancora no a Cristiano Ronaldo, a Immobile, a Lukaku, al Papu Gomez, scrive La Gazzetta dello Sport. Lo sport riparte ma a due velocità. Da lunedì 4 maggio potranno tornare ad allenarsi gli atleti delle discipline individuali, solo dal 18, l’annuncio del premier Giuseppe Conte, toccherebbe a quelli di squadra. Toccherebbe perché il percorso è ancora pieno di ostacoli. Tanto che mentre la data del 4 è scritta nel Dpcm annunciato ieri, quella del 18 abita per ora solo nelle parole del presidente del Consiglio. Il comitato tecnico-scientifico, suggeritore del governo in tutta la fase della tragica emergenza coronavirus, ha spinto parecchio sul freno. Pure nel calcio. Il ministro dello sport Vincenzo Spadafora ha detto esplicitamente che per gli scienziati il protocollo predisposto dalla Federcalcio «non è ancora sufficiente» e saranno necessari degli «approfondimenti». Il premier Conte lo aveva anticipato: «Da appassionato, mi è sembrata strana l’interruzione del campionato, poi compresa anche dagli appassionati più accaniti. Il ministro Spadafora lavorerà con gli esperti per trovare un percorso che abbiamo già definito in parte e poi si valuterà se dovessero esserci le condizioni per terminare i campionati sospesi».

RIPARTIRE PIANO. Oltre alla ripresa per gli allenamenti delle discipline individuali, da lunedì 4 ci si potrà muovere all’aria aperta senza limitazioni, mantenendo un distanziamento minimo di due (per lo sport) e un metro (per la semplice attività motoria). Dal 18 c’è la ripresa bis, quella degli sport di squadra. Ma se sul «quando» c’è una data, sul «come» è tutto da stabilire. Non si sa se i calciatori potranno allenarsi senza limitazioni o rispettando ancora la distanza. Da lunedì prossimo i giocatori potranno correre nei parchi e nelle ville (occhio agli assembramenti), ma non nei centri sportivi delle squadre che rimarranno chiusi. C’è in questa circostanza un po’ paradossale un elemento anche simbolico: in questo momento bisogna affrontare la fase 2 con la massima cautela. Il rischio di una nuova ondata di contagi è grande, il Paese ha bisogno di evitare di pensare a un «liberi tutti» generalizzato.

PRESSIONI DEI CLUB. «Noi non ce l’abbiamo con il calcio, siamo coscienti di ciò che produce e dell’importanza dei fondi che sostengono anche gli altri sport», ha detto Spadafora a Che tempo che fa, non risparmiandosi qualche frecciata sulle «pressioni che riceviamo» da alcuni presidenti (allusione a Lotito?). Per ora l’ipotesi del 18 maggio è legata a un «vedremo». Che per il ministro non significa passività: «C’è un tentativo maldestro da parte di vari presidenti di varie società di calcio e di alcuni commentatori sportivi di trasformarlo in una incapacità del governo o in una volontà di penalizzare il calcio. Non è così. Dei segnali li dovevamo dare, ma le fasi successive ce le dobbiamo conquistare». Fasi successive. Ecco, il problema è capire quanto saranno lunghe e quante ce ne saranno. In fondo, la Lega di serie A aveva chiesto questo nel vertice di mercoledì scorso: ok gli allenamenti, ma diteci se c’è uno spazio per arrivare alla ripresa del campionato. Ora ci sono giorni per dare una risposta. Che dovrà essere scientifica e politica.

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