L’attaccante brasiliano tornerà titolare domani in Conference League. Il suo feeling con l’Europa è ottimo e non vuole interromperlo
Chiamatelo Re (Arthur) o asso di Conference, il concetto non cambia. Torna l’Europa e, al centro dell’attacco della Fiorentina, torna Cabral. Del resto, la storia (recente) parla per lui. Soprattutto in Conference League: 14 presenze, tra Basilea e Fiorentina, e 14 gol. L’anno scorso in particolare, prima di trasferirsi a Firenze, il brasiliano guidava la classifica marcatori. Scrive il Corriere Fiorentino.
Grazie agli 8 gol segnati (in 6 presenze) nei vari turni di qualificazione e ai cinque (in altre sei apparizioni) nella fase a gironi. Questione di feeling, puntualmente confermato alla prima occasione utile con la maglia viola. Il riferimento è alla rete segnata al Twente. Una spaccata che, col senno di poi, si è rivelata decisiva ai fini della qualificazione.
Anche in Olanda, pur restando a secco, Arthur riuscì a dare un contributo determinante
Fu lui infatti (nel primo tempo) a levare dalla porta un gol praticamente fatto con un salvataggio sulla linea degno del miglior Milenkovic. Non solo. Lavoro per la squadra, gioco di sponda, lotta. Dal punto di vista della prestazione, probabilmente, ad Enschede si è vista la sua miglior versione. Quella che, nel gennaio scorso, aveva convinto la Fiorentina a investirci la bellezza di 15 milioni di euro. Consegnandogli, di fatto, la pesantissima eredità di Dusan Vlahovic. E chissà. Magari è stato proprio quel peso a metterlo in difficoltà. Mica semplice arrivare in corsa, in un campionato completamente diverso. E dover fin da subito cancellare il ricordo di uno che, nel solo girone d’andata, era stato capace di segnare 17 volte.
E così, tra ambientamento ed eccessive responsabilità, i primi sei mesi di Cabral sono filati via con pochissimi alti e tante, troppe occasioni mancate. 16 presenze (tra campionato e Coppa Italia) e e 2 reti soltanto. Una però, quella (bellissima) di Napoli, vale ancora come bonus.
Di
Redazione LaViola.it