Torna Corvino, i casi Tello e Gomez: antipasti di una squadra da costruire

Se ne era andato in una domenica di marzo, poche ore dopo lo 0-5 della vergogna rimediato dalla Juventus. Fu un duro colpo. Anche perché, Pantaleo Corvino, aveva sognato un addio diverso. Meno traumatico. Sicuramente più dolce. Del resto, per lui, Firenze e la Fiorentina erano (e sono) un piezz ‘e core. Anche per questo, ha deciso di tornare. Gli ultimi dettagli son stati risolti ieri, a Milano, dove il diesse pugliese è stato raggiunto dal presidente esecutivo Mario Cognigni. Un incontro nel quale i due hanno definito l’accordo (dovrebbe trattarsi di un contratto biennale, magari con opzione sul terzo), prima di iniziare a buttar giù il programma di lavoro da portare avanti nelle prossime settimane. Di fatto, quindi, la nuova avventura in viola di Pantaleo è iniziata. Mancano soltanto firma e annuncio che, comunque, arriveranno nel giro di qualche ora. Forse già oggi. Per il suo arrivo in città, invece, bisognerà aspettare un po’ di più. Questione di 24, forse 48 ore. Così scrive La Repubblica.

C’è una squadra da costruire, e un sacco di di questioni da risolvere. Prendiamo Tello. La trattativa col Barcellona per arrivare al riscatto del calciatore (alla quale ha lavorato a fondo il dimissionario Pedro Pereira) è ancora aperta. Difficile, probabilmente impossibile, che la Fiorentina decida di versare i 6,5 milioni necessari per acquistarlo a titolo definitivo. L’idea è farsi rinnovare il prestito o, al massimo, ottenere un forte sconto. E poi Mario Gomez. Daniele Pradè aveva in agenda per i primi giorni di giugno un incontro con l’agente del tedesco. Va da se, a questo punto, che sia Corvino a doversi presentare al colloquio. Senza dimenticare Giuseppe Rossi col cui procuratore, ancora, non son ripresi i contatti diretti. E Sousa? Non è da escludere (anzi, è più o meno scontato) che presto il diesse organizzi un faccia a faccia col suo allenatore. Insomma, dopo mesi di chiacchiere, è davvero arrivato il suo momento. Torna Pantaleo. Carico come una molla, e pronto a dimenticare quel brutto addio che, alla fine, fu solo un “arrivederci”.