Lo spagnolo spesso decisivo, anche contro la Lazio. Quando non lo fa miracoli sembra quasi strano…
The Gea. Giocando un po’ sul cognome del portiere spagnolo, appunto “il portiere”. Fenomeno del ruolo, e non ci volevano i sei mesi di Fiorentina per arrivare alla definizione superlativa dopo cinquecento e passa partite con il Manchester United (chissà all’ombra di Old Trafford che giramento), coppe, titoli e onorificenze personali sempre con i Red Devils, con l’Atletico Madrid e con la Nazionale di Spagna, ma insomma i sei mesi di Firenze hanno confermato e rilanciato il tutto: specie pensando che David De Gea veniva da una stagione d’inattività. Perché a Manchester non l’hanno più voluto, invece il club di Commisso sì e se l’è preso con felicissima intuizione: e ora la Fiorentina e Firenze se lo godono. Così scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
ORDINARIO. Protagonista subito, protagonista sempre, tanto che i due punti conquistati dalla formazione di Palladino nelle sei gare della crisi pre-Lazio avevano perfino attirato qualche critica sul rendimento “normale” del 34enne iberico, che già normale di per sé non è aggettivo che gli si adatta. Pur senza commettere errori palesi o avere responsabilità precise sui gol subìti, il passaggio da un rendimento eccellente a un rendimento normale (ridai) aveva fatto storcere la bocca a qualcuno, come se lo straordinario tra i pali dovesse ripetersi con cadenza settimanale, quando viceversa ciò non è oggettivamente possibile: difficile “accettarlo” se il riferimento è De Gea. The Gea, pardon.
STRAORDINARIO. E così è stato. La Fiorentina perdeva contro Bologna, Udinese, Napoli e Monza, e l’ex United grandi colpe no, però insomma, e vedere i voti con sufficienza risicata e non di rado sotto la sufficienza accanto al suo nome faceva impressione. Poco meglio andava contro Juventus e Torino, nonostante due pareggi dal peso specifico enormemente differente, e quindi piano piano c’era il rischio che l’aura magica sopra il numero 43 lasciasse spazio ad un’aurea mediocritas, che per uno come lui tutto avrebbe avuto tranne un’accezione di valenza. Sarà un caso, ma non lo è, nella partita in cui la Fiorentina è tornata a fare la Fiorentina, De Gea è tornato a fare De Gea, mettendo parate decisive, carisma e senso di appartenenza al servizio della squadra. E un tocco di fortuna che aiuta gli audaci e The Gea.
Di
Redazione LaViola.it