Recuperare stimoli e motivazioni in tutto il gruppo è la prima cosa da fare per tirarsi fuori dall’ormai abituale lotta per non retrocedere
Ci risiamo. Ancora una volta, per il terzo anno consecutivo, la Fiorentina si trova invischiata nella lotta per non retrocedere. Nell’anno Pioli-Montella, dopo una stagione senza infamia né lode, era stato uno shock ritrovarsi all’ultima partita ancora incerti sulla permanenza o meno nella massima serie dopo una serie di risultati negativi impronosticabili. L’anno scorso, proprio come oggi, i campanelli d’allarme arrivarono assai più in fretta, con la decisione a dicembre di esonerare Montella per far spazio a Iachini.
AMBIENTE DELUSO. Attualmente la situazione è ancor più seria, visto che i viola hanno ritoccato il proprio primato negativo di punti fatti dopo nove giornate nell’era dei tre punti. Il vantaggio è il tempo a disposizione per rimediare, ma è chiaro che l’ambiente viola non può che dirsi depresso e preoccupato in egual misura. Un ambiente dal quale comincia a emergere anche tanta rabbia, come evidenzia lo striscione appeso ieri dietro la Curva Fiesole.
SFIDA SALVEZZA. Col Genoa sarà a tutti in effetti una sfida salvezza, dato che si affronteranno la penultima e la quartultima in classifica. Ci si augurava che non si sarebbe più sentito parlare di zona retrocessione per la Fiorentina. E invece, rieccoci al solito punto. Prima che la Fiorentina perdesse col Benevento in pochi si azzardavano a parlare di rischio retrocessione, ma la prima partita dell’era Prandelli-bis ha tristemente certificato che questa squadra deve pensare, ancora una volta, a raggiungere al più presto i 40 punti.
AMARCORD SPIACEVOLE. E allora proprio contro il Grifone arriva il primo certificato scontro salvezza. Proprio contro quel Genoa che ricorda, nella stagione 2018-19, una delle partite più brutte della storia della Serie A. Uno 0-0 tra viola e rossoblu che salvò entrambe le squadre all’ultima di campionato. Una partita dominata esclusivamente dalla paura. Una partita in cui sulla panchina del Genoa sedeva proprio Cesare Prandelli.
TRE PUNTI FONDAMENTALI. Prandelli ritrova il Genoa come lo aveva lasciato al termine di quella stagione: in grande difficoltà. Il Grifone arriva a Firenze con una striscia aperta di 4 sconfitte consecutive, ma la Fiorentina non sta molto meglio con un punto nelle ultime quattro disputate in campionato. Per Pezzella e compagni c’è inoltre il peso di una partita che non si può sbagliare. Una partita da vincere ad ogni costo per diverse ragioni. Perché si gioca in casa (per quanto possa ancora contare il fattore campo nel calcio senza tifosi) contro una squadra sulla carta più debole, perché la squadra ha più che mai bisogno di ritrovare qualche appiglio di sicurezza, perché il calendario dopo il Genoa si impenna di difficoltà, con un mini tour de force a chiudere il 2020 composto da Atalanta, Sassuolo, Verona e Juventus.
SALVARE L’INIZIO DI SAN SIRO. Difficile stabilire da dove ripartire per invertire un trend anche quest’anno molto pericoloso. Forse, l’unica cosa a cui si può appigliare Prandelli come punto di partenza sono i primi 25′ della sfida col Milan. Non che si sia vista una Fiorentina scintillante, certo, ma prima che il rigore realizzato da Kessie spegnesse la luce a Pezzella e compagni si era vista una squadra quantomeno in partita. Una squadra che, pur con tutte le difficoltà (anche fisiche) mostrate, stava provando timidamente a costruire qualche trama di gioco per mettere in difficoltà la capolista, salvo ballare tremendamente in fase difensiva.
Si era vista anche una buona reazione dopo l’1-0 di Romagnoli, visto che i viola subito dopo avevano costruito la buona occasione di Vlahovic finita sul palo grazie a uno straordinario Donnarumma. Dopo il 2-0, buio totale. Unica consolazione: non essere affondati del tutto contro un Milan che però girava al minimo. Troppo poco, ma è già una base di ripartenza rispetto al niente che si era visto contro il Benevento.
MENTALITÀ DA RITROVARE. Oggi i calciatori torneranno al lavoro. Alla fine Prandelli ha scelto per due giorni di riposo, chiaramente per far staccare la testa a un gruppo sotto pressione. Ed è proprio la testa il problema maggiore di questa squadra, ancor più di alcuni giocatori indietro di condizione fisica e qualsiasi giustificato dubbio su questa o quella scelta da parte dell’allenatore.
Ribery inizia bene la partita e non ne azzecca più una dal 2-0 del Milan in poi. Non può essere un caso. Così come non può essere casuale l’involuzione di Castrovilli, che ora in campo sbaglia spesso quelle scelte che non sbagliava mai all’inizio della scorsa stagione. Non può essere che Biraghi abbia mandato suo fratello gemello a giocare le prime partite della stagione, quando figurava sempre tra i migliori in campo. Non può essere un caso che Amrabat sia lontano parente di quello visto a Verona (e nonostante ciò è quasi sempre il migliore tra i centrocampisti viola…), o che Caceres sia rimasto in vacanza e non abbia iniziato la stagione attuale.
La mancanza di motivazioni di questo gruppo si fa sentire per ragioni diverse: giocatori in scadenza di contratto che sanno di andar via a fine campionato, obiettivi di squadra al di sotto delle aspettative, scelte tecniche degli allenatori discutibili. Ma ora un obiettivo la Fiorentina l’ha ritrovato. Purtroppo. Ed è il solito delle ultime tre stagioni: la salvezza. Non c’è bisogno di dilungarsi troppo su quanto sia deprimente constatare tale fatto, visto che in ciascuna delle ultime tre stagioni i viola sono partiti con obiettivi da zona sinistra della classifica e con speranze che guardavano all’Europa. Ci si augura che i calciatori si rivelino per quello che sono, ovvero professionisti, e che l’allenatore si dimostri in grado di gestire una situazione che si è già fatta molto complicata.
Di
Marco Zanini