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Con tanti saluti all’Europa League, l’Empoli a Firenze non conquistava i tre punti da 20 anni

Pasqual a Pasqua e l’Europa se ne va. Il grintoso e tostissimo Empoli di «Mister derby» (sempre lui) Martusciello stende Sousa e manda in frantumi i piani di rimonta viola. Altro che occasione per sfruttare il derby milanese insomma, il rigore calciato dal grande ex Manuel Pasqual diventa l’incubo viola (il sesto posto è lontano 6 punti) e allo stesso tempo l’apoteosi di chi tifa azzurro. Dopo quasi vent’anni infatti, l’Empoli torna a vincere al Franchi: allora, con Spalletti in panchina, trionfò con un gol («ero biondo e con più capelli») proprio di Martusciello. Stavolta invece vince con l’ex numero 10 a gioire in panchina e Pasqual (premiato dalla Fiorentina prima della gara e a lungo applaudito) sul dischetto: «Se mi sono tolto un sassolino? No, quelli me l’ero già tolti l’anno scorso — dice Pasqual a fine gara — ho calciato perché sono un professionista serio». Dopo undici anni e 356 presenze in viola così, il terzino veneto regala un bel pezzo di salvezza ai suoi (il Crotone ora è a -5) e interrompe l’imbattibilità interna della Fiorentina che durava dal 24 aprile scorso.

La storia di questo romanzo perverso e beffardo però, per la Fiorentina non finisce qui. A rendere tutto più amaro c’è anche la disastrosa prestazione dell’arbitro Mazzoleni, che al 93’ fischia un fallo di Borja su Pucciarelli che non c’è (è l’attaccante a colpire la caviglia dello spagnolo) e decreta — dopo aver fatto cenno di proseguire e aver cambiato idea su suggerimento dell’assistente di porta Calvarese — il penalty che decide la partita. Il pessimo Mazzoleni nel frattempo ne aveva già combinate di tutti i colori, convalidando due gol in fuorigioco e lasciando correre un fallo di mano di Buchel in area empolese: «L’arbitro? Ci ha voltato le spalle a fine partita, non ha voluto neppure salutarci — dice Sousa — non sta a me giudicarlo, è la società che dovrebbe occuparsi di lui. Prima, durante e dopo ogni partita». E qui arriva la frecciata del portoghese: in tribuna infatti non c’era Della Valle (a Miami con la famiglia), non c’era Cognigni (che aveva lasciato lo stadio all’intervallo) e neppure Corvino: «Vogliamo che gli arbitri non influenzino le nostre partite», prova a sottolineare il ds Freitas.

Alibi Mazzoleni a parte, Sousa ci ha messo del suo per perdere (per la prima volta in casa quest’anno) contro un avversario che non vinceva da 11 partite. L’assetto con Chiesa e Tello terzini di spinta, più Borja in mediana e Berna—Saponara dietro a Kalinic, ha finito per sbilanciare la squadra, che ha prestato il fianco ai contropiedi azzurri e senza creare troppi grattacapi a Skorupski: «Abbiamo preso decisioni rischiose che non hanno pagato — ammette Paulo — ci è mancato il controllo del gioco e ci siamo prestati alle ripartenze». Nel primo tempo infatti (super occasione di Tello a parte), l’Empoli si mangia almeno due gol prima di sfruttare la papera di Tatarusanu (ma l’azione è viziata dalla posizione irregolare di Thiam) e mandare in gol l’ottimo El Kaddouri. Sullo 0-1 il Franchi mugugna, mentre la Fiesole se la prende con Della Valle («Un’Europa insperata non cambierebbe il giudizio sull’annata», diceva uno striscione) e Sousa, fischiato soprattutto dopo l’ennesimo cambio di Bernardeschi. Nella ripresa i viola ci provano, segnano con Tello e con Borja in off-side, si fanno annullare un gol di Kalinic (l’unica decisione giusta di Mazzoleni), sfiorano il vantaggio ma alla fine capitolano nel modo più irriverente. Gode Empoli dunque, mentre a Kalinic saltano i nervi tanto da guadagnarsi un rosso a partita già finita (salterà l’Inter, rischia 3 turni). Un degno epilogo di un derby da horror in cui da salvare resta solo lo splendido omaggio (tutta la squadra in campo con la maglia con scritto «non mollare») allo sfortunato Pepito Rossi.

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