Alla vigilia di Fiorentina–Bologna il Corriere dello Sport Stadio ha intervistato l’ex allenatore dei viola Sven Goran Eriksson che nella sua carriera ha allenato sia Vincenzo Montella che Sinisa Mihajlovic, i due allenatori che domenica si affronteranno al Franchi. E’ stata anche l’occasione di parlare della ‘sua’ Fiorentina, di Roberto Baggio, di Stefano Borgonovo, di Carlos Dunga. Ecco alcuni passaggi della lunga intervista:
Partiamo da Firenze, allora, dove per tutti era il rettore di Torsby. Sven ci pensa, da allora sono passati trent’anni.
«Mio Dio, sono tanti. E’ vero, ricordo, là scrivevate tutti che ero il rettore di calcio del paese dove sono nato, ora con trent’anni in più sulle spalle sono diventato un allenatore di mondo. Mi creda tuttavia, lo spirito è sempre lo stesso. Me la ricordo bene Firenze, la famiglia Pontello, i fiorentini, Roberto Baggio, Dunga, l’altro mio ‘figlioccio’ che se n’è andato».
Parla di Borgonovo, giusto?
«Ho ancora davanti agli occhi i suoi sorrisi luminosi e sinceri, era un grande attaccante e un ragazzo meraviglioso. Certe volte la vita non è giusta, non si può morire così giovani, ho pianto quando mi hanno informato della sua scomparsa. Mi dica, cosa fa ora Baggino?».
Almeno ufficialmente è lontano dal calcio.
«Che grande talento è stato, lo guardavi giocare e rimanevi incantato. Nonostante i suoi guai fisici, aveva voglia di diventare uno dei più grandi calciatori di sempre e c’è riuscito. Sono orgoglioso di averlo allenato. Caso mai..».
Caso mai?
«Mi è dispiaciuto non aver avuto come calciatore alla Fiorentina Giancarlo Antognoni, andò via pochi mesi prima del mio arrivo».
Poteva sempre chiedergli di restare, no?
«Non ebbi questa possibilità, se non sbaglio aveva già deciso di lasciare Firenze. Era la seconda volta che il destino mi aveva giocato un brutto scherzo».
E’ Baggio il calciatore più forte che ha allenato?
«E’ uno dei più forti, ne ho allenati tanti bravi anche in Inghilterra. I primi che mi vengono in mente sono Rooney e Beckham. Poi Mancini, Veron, Simeone. Perché nel calcio ci sono gli artisti e i grandi condottieri, che per gli equilibri di una squadra sono importanti come gli artisti. E Simeone era un grande condottiero. Da una parte non si può dire che fosse elegante, ma in campo faceva avvertire sempre la sua presenza. E, quando non c’era, per la squadra erano guai».
Non sarà contento Sinisa Mihajlovic quando leggerà che Eriksson si è dimenticato di lui…
«No, no, lo metta subito, mi raccomando. Tra l’altro Sinisa mi deve anche ringraziare».
In che senso?
«Giocava ala sinistra, poi difensore sinistro, poi da centrale è diventato un grande calciatore. Sono stato io a cambiargli il ruolo, cento per cento. E ricordo bene le lotte fatte con lui, perché dovete sapere che non voleva giocare centrale di difesa. Non so se gli sembrava riduttivo».
Ha visto che Montella è tornato alla Fiorentina?
«Quando? Non lo sapevo. E’ stato esonerato Pioli?».
Pioli si è dimesso e i Della Valle hanno preso Montella, che è stato un altro suo calciatore.
«Vincenzo era un grande attaccante, se un difensore sbagliava in area, stai tranquillo che lui faceva gol. E anche da allenatore ha dimostrato di avere grandi potenzialità. Gli faccio un grosso in bocca al lupo. Posso mandargli anche un messaggio?».
Certo, ci mancherebbe.
«Mi raccomando Vincenzo, fai grande la mia Fiorentina».
Domenica ci sarà Fiorentina-Bologna, proprio Montella contro Sinisa.
«Li ho avuti insieme alla Sampdoria, sarà una bella sfida. Ho visto che Sinisa sta facendo molto bene al Bologna».