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Su Borja un teatrino inutile e tanto rumore (si spera) per nulla

“Tanto rumore per nulla”: titolo di una delle più celebri opere di William Shakespeare ma anche immagine calzante per descrivere la situazione, attuale, intorno a Borja Valero. Perché, esattamente a otto giorni di distanza dalla sparata di Marca che lo voleva prossimo giocatore del Milan, di rumours, indiscrezioni, fotomontaggi con maglie nerazzurre, mezze voci ne sono state dette tante. Tutte lontane da quella che oggi, mentre vi scriviamo nella proverbiale Notte Prima degli Esami tra una traccia della maturità e un periodo di calciomercato pronto a decollare, è la verità. E allora proviamo a ricostruire la vicenda, attore per attore, di questo teatro, di questa trattativa e di questa situazione:

Fronte Borja Valero, da intendersi come solo fronte del giocatore: Borja è in vacanza nelle sue Baleari e anche dalle bellissime spiagge spagnole ha fatto sapere, indirettamente, di non voler prendere in considerazione l’idea di lasciare Firenze e la Fiorentina. Perché il nodo è tutto qui: l’ago della bilancia, l’ultima voce in capitolo è in realtà colui con le idee più chiare.

Idee che sono sinonimo di permanenza alla Fiorentina, almeno fin che il contratto, senza rinnovo, lo prevede. Idee che possono mutare solo nel caso in cui il Sindaco capisca di non essere più importante. E anche un ulteriore conferma, dopo le coordinate di Ponte Vecchio, appare riduttiva. Un po’ come farsi dire in una relazione “Ti Amo tutti” i giorni e considerarlo come metro di sicurezza per valutare la solidità e l’efficacia di un rapporto. Un rapporto in cui magari si esce in punta di piedi dopo aver dato tutto e, forse, anche qualcosa di più.

Fronte Inter/procuratore: due anime della stessa medaglia, visti gli incontri e le intese riportate in questi giorni. Il procuratore, nel pieno delle facoltà che gli competano da un punto di vista professionale ha sondato il terreno, trovando magari anche un po’ di humus. Ha sentito anche la Fiorentina, come riporta Repubblica da Milano in questi minuti. Un humus la cui fertilità rischia di contrastare con due fattori non da poco: l’Inter in questo momento ha un disperato bisogno di vendere, per rientrare dai debiti in ottica fair play finanziario ed evitare ripercussioni economiche o di squalifiche. E poi c’è un secondo punto, di nome Luciano Spalletti: grande estimatore di Borja certo, senza però che questa stima si sia tradotta, ancora, in una vera e propria telefonata.

Fronte Fiorentina: le parole dei massimi vertici da Cognigni allo stesso Corvino, passando per Carlos Freitas e Antognoni sono chiare, limpide. Nessun problema con Borja, nessuna volontà di cedere il calciatore, nessun problema con i giocatori motivati. E nessun problema tecnico, perché lo stesso Pioli vede (legittimamente e giustamente) nello spagnolo una risorsa, non uno ostacolo nel suo 4-2-3-1. Che, ripetiamo, sarà un punto di partenza, non un modulo dogma.

Certo, l’ingaggio alto e la possibilità di poter eventualmente ricevere un’offerta allettante per un giocatore di 32 anni possono far cambiare idea presto. Nella speranza che si capisca che, oggi come oggi, un’eventuale cessione dell’uomo simbolo, lo ripetiamo, sarebbe un autogol. Come dimostra lo striscione appeso fuori dal Franchi allo spargersi della notizia di una cessione dello spagnolo. Nella speranza che resti tanto rumore per nulla, anche se le ultime non spazzano via i dubbi ma aumentano gli enigmi.

Infine, dopo aver toccato il tema che sta dividendo il pubblico viola, due battute sul mercato in generale. Tutto fermo, a oggi in attesa di novità nella giornata di domani, il fronte Kalinic (uno che la volontà di salutare l’ha comunicata da tempo), tutto fermo sul fronte Bernardeschi, mutevole la situazione di Ilicic, che piace alla Sampdoria.

Tutto fermo, per strategia, anche in entrata. Dopo aver rimodellato la difesa con i volti nuovi adesso Corvino prova a attendere. Un po’ per veder sminuire il valore di alcuni obiettivi, sfuggendo così alle varie aste di mercato (Simeone, Karamoh, Diallo, Mariano Diaz), un po’ per attendere le occasioni giuste (Paletta, Caprari).

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