Se l’anno scorso Paulo Sousa per la Fiorentina spesso era stato una soluzione, questa stagione rischia di diventare un problema. Diciamo subito, però, che il club viola, Andrea Della Valle e Corvino per primi, hanno aperto un ombrello gigante per proteggerlo. Difesa strenua e decisa nell’immediato e nel futuro prossimo, ma il domani appare molto più in bilico. I nemici principali non sono i risultati, fin qui non esaltanti ma neppure disastrosi, bensì le parole. E’ lì che Paulo pare aver scavato un fosso, non solo con la sua società, ma principalmente con una parte della gente. E questo è sorprendente.
PAROLE IN CIRCOLO. E’ il titolo, partiamo dalle ultime parole, dette subito dopo il successo di Bologna: «Se credo ancora nel progetto viola? Ci credo tantissimo perché nel momento in cui non dovessi credere nel progetto e nei miei ragazzi sarei il primo ad alzare la mano perché non saprei dare stimoli alla mia squadra. Sarebbe impossibile farlo. Le mie parole di ieri interpretate come una resa? Io amo questo mestiere, cerco di avere rispetto per i giornalisti e per il vostro lavoro, cercando di rispondere sempre alle domande, ma visto che hanno estrapolato le mie parole, dette in un contesto diverso, devo rivedere questo rispetto. Se dovessimo vincere con il Genoa saliremmo a 19 punti? Io credo che in questo inizio di campionato avremmo meritato qualche punto in più, siamo stati penalizzati da alcuni dettagli: con qualche punto in più i ragazzi sarebbero ancora più convinti in quello che stiamo facendo ma stiamo arrivando a consolidare la nostra qualità che ci possa permettere di vincere le partite. I ragazzi comunque stanno crescendo tantissimo, soprattutto a livello caratteriale e di intensità».
SOGNO O SON DESTO? Registriamo lo sfogo del portoghese e tentiamo di ricostruire quello che più o meno aveva detto il sabato: «Se sono preoccupato per questo campionato che non decolla o resto fiducioso? Se a gennaio servirà intervenire su tutti i reparti? L’anno scorso quando sono arrivato ho spinto al sogno, quest’anno spingo alla realtà. Sia chiaro, io sono un sognatore, sono un positivo che ama sognare, ma purtroppo la realtà è cresciuta di più rispetto al sogno. Io non smetto mai di sognare, ma adesso sono più realista». Parole, parole, appunto in circolo. Sousa rinunciatario? Fatalista? Mal interpretato? Per la verità la sua intervista, sentita su radio e tv, aveva fatto arrabbiare più i tifosi di chiunque altro. D’altra parte di male-interpretazioni sono pieni gli ultimi mesi. Fra giocatori confusi, uova e frittate, sogno o son desto, oramai siamo alla bibliografia. Sono innumerevoli le volte in cui i fratelli Della Valle o il presidente Cognigni hanno parlato di comunicazione sbagliata. Troppe.
FUTURO DIFFICILE. Ma qual è la situazione? La verità è trasparente, Sousa per quello che ricordiamo noi e rileggendo le sue parole non ha dato forfait, non ha alzato le mani, ma da mesi prende le distanze sul mercato, sugli obiettivi, sul futuro della Fiorentina al punto in cui crediamo che lui stesso abbia capito che non ne farà più parte. Mica ora, ora la strada va fatta insieme, sperando di recuperare ulteriori posizioni, di vincere, insistere sulle ultime scelte tattiche e segnare anche al Franchi, infine reggere per una gara intera. Poi, di questo ci siamo fatti convinti, sarà l’addio (il contratto scade a fine stagione). Il feeling non è più lo stesso. La parola d’ordine in città, almeno in una buona parte, è: meno selfies e più gioco, meno parole e più risultati. Ora è il tempo di stare insieme, silenzio e pedalare. Poi ognuno andrà a fare le sue omelette, probabilmente in un’altra cucina.
Di
Redazione LaViola.it