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Stadio nuovo, le parole di ADV irrigidiscono Nardella. Diplomazie al lavoro

Diplomazia al lavoro per smussare le frizioni. Le parole di Della Valle sul nuovo stadio non sono piaciute in Palazzo Vecchio.

E’ uno scontro al calor viola. Di quelli che lasciano il segno. Andrea Della Valle spara su Palazzo Vecchio e il sindaco Dario Nardella stringe i denti, ma rischia lo stesso di perdere la tramontana, scrive La Nazione in edicola stamani. Così, mentre il progetto definitivo per il nuovo stadio si allontana, Nardella sceglie l’aplomb politico più severo, che tradisce comunque l’amarezza: «In tutta franchezza non si capisce il motivo di questo annuncio anche perché il Comune ha dato seguito alla richiesta scritta della stessa Fiorentina per i 6 mesi di prosecuzione del pubblico interesse decorrenti dall’adozione della variante, che dunque scadono il 31 dicembre. Peraltro il Comune al momento non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e alcuna motivazione per la quale Fiorentina affermi di aver bisogno di più tempo». Anche perché per la già iniziata campagna elettorale di Nardella questo è un colpo basso di cui il patron viola è pienamente consapevole: «Mi auguro che per Nardella il nuovo stadio non sia così fondamentale per la rielezione…». Il fatto è che sulla tormentata area di Castello si sono messi di traverso anche i gialloverdi di governo che hanno riaperto lo scontro sulla nuova pista di Peretola, pronti a farsi un baffo perfino della già convocata conferenza dei servizi. E se l’operazione nuova pista dovesse essere ridimensionata o subire altri rinvii temere ricadute anche sullo spostamento dell’area Mercafir a Castello, e quindi sul nuovo stadio, sarebbe giustificato. Particolare che non è passato certo inosservato alla razionalità tecnico-economica di imprenditori attenti come i Della Valle.

Che – fra l’altro – non devono aver ancora metabolizzato bene il concetto di dover pagare qualcosa come 16 milioni di euro non per diventare proprietari di un terreno da mettere poi a bilancio, ma solo per pagare il trasloco di un mercato e avere in cambio un diritto di superficie di una, pur lunghissima, convenzione su terreni che sono e resteranno di proprietà comunale. Così, però, gli incubi del sindaco si moltiplicano. Non bastavano i tempi incertissimi della linea 2 della tramvia, con la prospettiva di un autunno perennemente ingolfato nel traffico, non bastavano i dolori dei renziani di post governo, ora in esilio dai riflettori della ribalta, che non possono più battere cassa a Roma. Ora anche lo stadio, l’altra, grande, scommessa del sindaco per tirare la volata delle urne il prossimo anno, torna a ballare.

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