Editoriali

Stadio, mercato… e finalmente il campo. Cento giorni dopo: curiosità per la ‘nuova’ Viola. Testa alla salvezza, sperando in qualcosa in più

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Voglia di ripartire, si vede il campo in fondo al tunnel: ultima settimana di allenamenti, poi 12 gare in 41 giorni. Subito ‘scatto-salvezza’ per evitare troppe pressioni

Cento giorni dopo, è tempo di pensare al calcio giocato. Non è proprio come tornare alla normalità, per molti il segno dell’emergenza Coronavirus resta (e resterà) purtroppo pesantemente impresso. Ma ritornare a vedere undici ragazzi con la maglia viola addosso, che poi potranno diventare sedici con la nuova regola delle cinque sostituzioni, sarà comunque una forte emozione. Specie per chi sente dentro la Fiorentina, per chi per tre mesi ha dovuto accantonare momentaneamente una fede che si trasforma spesso in religione, ma anche per coloro che vedono nella partita un’occasione di distrazione e leggerezza. Che poi, a livello sociale, è uno dei fini principali dello sport. Tematiche non secondarie dopo mesi complicati, fatti di rinunce e privazioni.

12 GARE IN 41 GIORNI. Non sarà un ritorno alla normalità, perché per Fiorentina-Brescia non ci sarà la carica degli oltre 30 mila che in stagione aveva costantemente accompagnato la squadra viola. Senza tifosi, sarà un calcio diverso. Lo si è visto durante le semifinali di Coppa Italia, lo sarà ancor di più al Franchi lunedì prossimo. Ma senz’altro sulle spalle di Pezzella e compagni ci farà sentire la spinta delle centinaia di migliaia di tifosi viola sparsi in tutto il mondo, pronti a tornare ad emozionarsi a vedere quelle maglie viola, a soffrire per questi colori. Al centro sportivo è iniziato il countdown ufficiale: dopo la domenica di riposo si viaggia senza sosta verso la ripresa del campionato. Ultima settimana per mettere a punto la condizione fisica, per provare e riprovare moduli tattici, ritrovare meccanismi di gioco. Poi si procederà a ritmi serrati: 12 partite in 41 giorni, in campo ogni tre giorni e poco spazio ad intensi allenamenti di richiamo fisico-tattico. Piuttosto, bisognerà concentrarsi sul recupero delle energie e sulla preparazione alle partite.

RICAMBI DECISIVI. Sarà un bel tour de force, una situazione inedita per tutti. Preparatori, allenatori, giocatori. Mille incognite, il rischio infortuni, un gruppo da gestire nell’arco della partita (con le cinque sostituzioni) e nelle partite ravvicinate. La Fiorentina sulla carta non ha una rosa costruita per giocare ogni tre giorni, che consenta un ricambio adeguato tra ‘titolari’ e ‘riserve’. Ma a gennaio è stato fatto un mercato importante e quindi anche le cosiddette ‘seconde linee’ avranno ampie chance. Da Benassi a Sottil, da Venuti a Igor, fino ai dualismi Pulgar-Badelj e Vlahovic-Cutrone: ci sarà spazio per tutti, ma il rendimento dei ‘ricambi’ sarà decisivo. Poi ci sarà un Ribery in più: mica una banalità, visto che da novembre la Fiorentina è rimasta orfana del suo giocatore più carismatico e senz’altro di maggior classe della rosa. E non a caso da allora è iniziato il declino in campionato.

RIBERY PRONTO SUBITO? Nessuno, specie nella parte medio-bassa di classifica, può vantare un ‘acquisto’ così per questa parte finale di stagione. Un giocatore, Ribery, che può spostare gli equilibri, e può cambiare il volto di una squadra, la Fiorentina, che fino a marzo aveva palesato un certo deficit di qualità dalla trequarti in su. Sarà pronto fin da subito, il campione francese? “Ogni tanto risente dell’infortunio quando va a contrasto. Non è più un ragazzino, cerca di evitare i contrasti. Tra compagni non gli entrano sulla caviglia, però a volte può succedere e in qualche occasione ne ha risentito”, ha detto Antognoni, lanciando un piccolo allarme. Franck è in buona condizione fisica, ha recuperato dall’infortunio alla caviglia e si allena più dei compagni per tornare al top. Ma evidentemente ancora manca uno step sui contrasti. Tra l’altro, a differenza di quanto accade prima di inizio stagione, dopo i tre mesi di pausa la Fiorentina non ha potuto effettuare amichevoli per testare la condizione in partite ‘vere’. Non un dettaglio, visto che la prima riprova sulla condizione generale della squadra sarà direttamente una delicata sfida salvezza.

SUBITO SCATTO-SALVEZZA. Già, la salvezza, l’obiettivo primario nella testa di Iachini e il suo gruppo. Il Brescia è lontano in classifica, ma si gioca le residue chance di permanenza in A proprio a Firenze (pur senza Balotelli e mezza difesa): è fondamentale ripartire bene e allontanarsi subito dal terz’ultimo posto che ora dista 5 punti, non abbastanza per sentirsi al sicuro. Un passo falso lunedì, al contrario, potrebbe mettere subito una bella pressione ad un gruppo che ha grande voglia di lasciarsi il peggio alle spalle. Un gruppo che nella prima fase di stagione si sentiva competitivo, addirittura per l’Europa, ma che poi era incappato in risultati deludenti anche a causa di un pregresso fatto di mesi di mesto declino, con la salvezza all’ultima giornata dello scorso campionato che aveva influenzato anche l’attuale stagione. Ora, sì, può esserci un nuovo inizio. Una nuova storia, una ripartenza decisa verso un campionato diverso. Del resto, specie quando si parla di una delle squadre più giovani della Serie A, la componente mentale può essere decisiva. Per questo, poi, ripartire bene già da lunedì avrebbe un significato e un impatto motivazionale notevole.

MOTIVAZIONI. Perché sì, sulla carta, una squadra con Ribery, Chiesa, Vlahovic, Castrovilli, Milenkovic, Caceres, ma anche Pezzella, Lirola, Pulgar, Cutrone, può valere qualcosa in più di un 13° posto. Ma in molti, fino a marzo, avevano giocato al di sotto delle loro possibilità, per tanti e diversi motivi. Ora può esserci una cesura netta, ma dovrà essere il campo a parlare. Iachini può aver puntato anche su questo nelle settimane di lavoro. Sulla voglia di riscatto, di dimostrare di essere migliori di quello che si è visto fino a quel grigio 0-0 dell’8 marzo scorso ad Udine. Certo, ci saranno mille incognite, ma le motivazioni sono altissime. Per tutti. A cominciare da Beppe, che si gioca davvero tutto nelle 12 partite in 41 giorni. Ma anche Chiesa, diviso tra un futuro in una Fiorentina più ambiziosa e il salto in una ‘grande’ (a patto che torni nella sua versione migliore), Milenkovic (discorso simile), Pezzella (capitano in bilico, determinato a dimostrare di poter valere un ruolo da leader in una Viola da Europa), Cutrone-Vlahovic, Pulgar, Lirola, Dalbert. Fino a Sottil e Kouame, due che hanno una voglia matta di dimostrare il loro valore.

STADIO, MERCATO… E CAMPO. Ora ci siamo. Si fa sul serio. Dopo mesi e settimane in cui i discorsi sullo stadio l’hanno fatta da padrona, con l’abbandono definitivo dell’ipotesi Mercafir, le possibili novità sul Franchi e soprattutto l’accelerata decisa su Campi. Fuori dal campo il lavoro di Barone e dei tecnici viola andrà avanti, così come quello di Pradè e della squadra mercato che è già operativa nel pensare alla squadra della prossima stagione. Il focus principale, però, tornerà adesso il campo. Il cui verdetto potrà sovvertire ogni previsione e giudizio, come sempre avviene nel calcio. La Fiorentina, sì, per la prossima stagione monitora anche attaccanti importanti, ma i vari Vlahovic, Cutrone e non solo hanno l’opportunità per respingere concorrenti ingombranti. Stesso discorso vale per Pezzella, gli esterni, i centrocampisti. Si giocherà ogni tre giorni, ci sarà spazio per tanta Fiorentina. Finalmente, in fondo al tunnel, si vede il campo.

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