Il club viola, unico in Italia, avrà l’impianto riqualificato grazie ai fondi del ministero della Cultura
Gli stadi, nuovi o ristrutturati, sono l’oggetto del desiderio del calcio assediato dalla crisi. Tutti li sognano, tutti li vogliono. D’altronde basti pensare a ciò che è successo in questi anni all’estero dove sono sempre più centrali nell’economia dei club. Scrive La Gazzetta dello Sport.
Dal rilancio della Roma nell’area di Pietralata dopo la lunga ed estenuante telenovela Tor di Valle. Alla soluzione del mix pubblico-privato per rifare il Dall’Ara a Bologna. Fino alle primissime parole di Cardinale e del nuovo Milan. Che ha immediatamente dato un’occhiata a una delle zone possibili per costruire una nuova casa rossonera, a Sesto San Giovanni.
L’eccezione viola
C’è un caso che però ha seguito una corsia diversa, quello della Fiorentina. Il presidente Rocco Commisso avrebbe preferito costruire uno stadio nuovo di proprietà del club (il Franchi è Comunale). Ora però è andato a segno il pressing del sindaco Dario Nardella. Che si è speso molto nell’operazione che ha assicurato 95 milioni di risorse per la riqualificazione sulla base del valore storico-architettonico dell’opera e della sua importanza per il patrimonio culturale del Paese.
Operazione che ha sbloccato l’interminabile tira e molla sui vincoli artistico-architettonici da rispettare. Grazie al Pnrr, o meglio quella sua specifica costola del “fondo complementare”. Risorse direttamente italiane, del Ministero della Cultura per la precisione, che si sommano ai fondi europei. Ma sono a tutti gli effetti dentro il Piano di Ripresa e Resilienza. In particolare per la tabella di marcia con inizio dei lavori per il 2023 e la fine per il 2026.
Il rischio
Per la Fiorentina è un vantaggio non da poco, soprattutto in termini di risorse pubbliche. Tanto che l’economista Lorenzo Bini Smaghi si era concesso qualche tempo fa una battuta in un’intervista al Corriere fiorentino: «Come tifoso della Fiorentina, potrei anche ritenere giusto e utile l’intervento sullo stadio. Se però penso che questi fondi provengono in larga parte da contributi a fondo perduto (fondi del Pnrr) — sostanzialmente un regalo — dai paesi del Nord Europa, mi domando quale possa essere la reazione dei contribuenti di quei paesi all’idea che le loro tasse vengano usate in questo modo».
Velocità e tetti
Ma il vantaggio non è solo economico. Riguarda la possibilità di entrare in un meccanismo (si spera) virtuoso quanto a velocità nella realizzazione dell’opera. E da questo punto di vista le notizie sono incoraggianti. Tanto che si è da poco già conclusa tutta l’opera di selezione ed è stato presentato in grande stile il vincitore, lo studio Arup che ha in David Hirsch il capo progettista. Un vantaggio ancora più evidente se si pensa che il Pnrr “sportivo” davanti alla parola stadi è stato costretto ad alzare le mani e a dire: vorrei ma non posso.
Lo stanziamento complessivo è, infatti, di un miliardo. 300 milioni saranno spesi per la ristrutturazione e la messa in sicurezza di 400 palestre scolastiche. Ne restano 700 che andranno all’impiantistica. Favorendo sempre opere che possano avere una fruizione sociale diffusa. E in cui lo sport “visto” proceda in parallelo con quello “praticato”.
Di
Redazione LaViola.it