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Squadra spenta, non emoziona e con i soliti problemi. Ma è la stessa squadra. Giusto non vendere alcuni dei migliori? Chiesa, bello il suo esordio

Che il match fosse proibitivo era anche nella logica delle cose, vista la differenza di forze tra Juventus e Fiorentina. Inutile negarlo. E quindi la sconfitta per 2-1 è anche in qualche maniera accettabile.

Cosa invece fa riflettere, creare dubbi, e pensieri negativi sono stati l’atteggiamento, la prestazione della squadra viola allo Juventus Stadium. A lunghi tratti una squadra in perenne difficoltà, tutte le volte che i bianconeri passavano la linea di metà campo, una squadra remissiva in qualche suo giocatore, incapace di avere e dare entusiasmo, colpevole nel ricadere sui soliti errori in fase d’impostazione della manovra (con la Juventus che allargandosi fino alle linee dei falli laterali non permetteva ai viola di giocare nello stretto), nella fase difensiva e nella offensiva. A questo bisogna aggiungerci i ripetuti errori di Tatarusanu, quelli di un attacco che a Torino ha fatto un solo tiro in porta (Kalinic sono in attacco non può fare per tutti), le involuzioni di Ilicic, Bernardeschi, ma anche quelle di Badelj e Vecino. Senza dimenticare che non sembra essere quel o quei giocatori in grado, soprattutto nelle difficoltà, di prendere per mano o mettendosela sulle spalle, in segno di carattere e personalità, la squadra e condurla a vittorie e soddisfazioni.

In molti diranno siamo all’inizio della stagione, la condizione è ancora quella che è perché i nazionali sono arrivati più tardi e non hanno fatto tutto il lavoro del ritiro di Moena, che la Juventus non è una rivale della Fiorentina perché le squadre, gli obiettivi sono diversi.

Questa però è una squadra che sembra essere spenta, senza che nessun giocatore sia capace di cambiare volto alla squadra o cambiare la partita entrando dalla panchina, una squadra che pensa a fare il compito ma che sembra non voglia superarsi.

E forse è proprio questa il problema: la squadra. In sostanza la stessa dello scorso anno. Sono arrivati dei giocatori, soprattutto giovani, che però sono le riserve dei titolari.

Sin dal primo giorno di mercato la Fiorentina ha sempre ribadito che l’obiettivo di quest’anno sarebbe stato confermare i migliori giocatori, non venderli.

Scelta lodevole, perché non è mai facile dire di no a offerte milionarie, anche quando non glie stato riconosciuto il valore dato dalla stessa Fiorentina ai suoi giocatori.

E qui nasce il grande quesito: giusto confermare i migliori giocatori (Ilicic, Badelj, Borja Valero, Vecino; Babacar su tutti) e rinunciare ai soldi oppure era meglio vendere alcuni di loro (anche a cifre non ritenute del tutto congrue al reale valore dato) e con quanto incassato fare il mercato, cambiare giocatori e dare nuovi stimoli a una squadra che sembra non ridere, non essere felice.

Mancano dieci giorni alla chiusura del mercato, se la Fiorentina vuole fare qualcosa di concreto, di incisivo per la squadra lo potrebbe fare. Il tempo c’è. L’importante è che quel ‘abbiamo voluto riconfermare i migliori’ non diventi una giustificazione, un boomerang sugli obiettivi che la Fiorentina si è prefissata di raggiungere.

Dalla sconfitta dello Juventus Stadium, però, non sono arrivate solo cose e sensazioni negative. C’è la bella storia di Federico Chiesa. Sul figlio d’arte (il babbo Enrico) Sousa ci ha scommesso dal ritiro di Moena, ha sottolineato che diventerà in futuro anche il capitano della Fiorentina, e lui lo ha fatto esordire a sorpresa contro la Juventus. Un esordio che poteva essere ‘traumatico’ per molti ma non per Federico che ha giocato un primo tempo con carattere e personalità. Un bell’esordio che fa ben sperare per il suo futuro e quello della Fiorentina.
L’altra nota lieta è la conferma di come Nikola Kalinic sia importante per la Fiorentina: per il modo di giocare, per il modo di aiutare i compagni, per il modo di segnare con continuità. E purtroppo in casa viola non sono molti quelli che alla fine vanno in gol con e quanto lui.