Il tecnico dello Spezia si è raccontato al termine di una stagione che lo ha visto tra gli allenatori più chiacchierati
Vincenzo Italiano ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport: «Siamo partiti tra difficoltà incredibili, subito dopo aver giocato i playoff, senza fare amichevoli, con 34 giocatori in rosa e 21 debuttanti. Ma il giorno del raduno ne avevo solo 16 disponibili. Poi il Covid, il fatto di dover giocare a Cesena le prime gare interne… Senza contare la cessione societaria proprio nel mezzo del mercato, potevamo avere qualche rinforzo in più e invece è arrivato solo Saponara, che è stato determinante».
Cosa l’ha colpita della sua prima Serie A?
«La fisicità dei giocatori, l’organizzazione delle squadre, la velocità a cui viaggia il pallone. Da giocatore me la ricordavo così, non è cambiata molto».
Difesa alta e costruzione dal basso: risultato, vi siete salvati con 70 gol presi. Record tra i 5 maggiori campionati europei.
«Sì ma non dimentichiamo i 50 segnati. Non ho dogmi: posso anche giocare con due attaccanti e un difensore in più. È utile tenere il baricentro alto, per diversi mesi siamo stati la squadra che ha fatto più fuorigioco con tanto possesso palla. Poi ho cercato l’equilibrio».
Zemaniano nell’animo?
«Sì, mi piaceva anche da giocatore. È stato una grande fonte di ispirazione. A partire dal modulo, il 4-3-3».
L’altro maestro: Prandelli.
«Il primo a darmi fiducia quando ero giovane. Ci sono molte analogie tra quel Verona e lo Spezia: squadra giovane, che vince la B e poi si salva».
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Redazione LaViola.it