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Sousa-Spalletti, nemici solo per gioco: fra i due allenatori c’è una stima sincera

LA STIMA fra Sousa e Spalletti è solida e l’aspetto umano c’entra poco, sono state le invenzioni tattiche a spingere l’attrazione reciproca verso livelli rari, almeno per il nostro campionato. Per spiegare meglio il feeling bisogna fare un passo indietro: ottobre 2015, serata di beneficenza in una villa sulle colline di Firenze, fra gli invitati ci sono Sousa (sulla panchina viola da pochi mesi, lanciato nei piani top della classifica) e Spalletti, in quel periodo in attesa di sistemazione dopo l’addio allo Zenit. Sousa è un po’ spaesato fra persone che non conosce, si guarda intorno e cerca almeno un volto già catalogato, Spalletti non è l’ospite d’onore ma si muove con maggiore disinvoltura, saluta amici, incrocia conoscenti, scocca sguardi. I due allenatori finiscono allo stesso tavolo.

E LÌ Spalletti – mentre Sousa impercettibilmente sgrana gli occhi – si rivela un informatissimo fan del portoghese, snocciola la raffica di accorgimenti tattici di cui ha preso nota bevendosi le partite della Fiorentina, elogia la difesa a «tre e mezzo con Alonso che sale», magnifica gli equilibri sottili che Borja gestisce in un centrocampo che varia le linee, si complimenta per la scelta coraggiosa di Kalinic, elenca dettagli stilistici che solo allenatori ossessionati dallo studio maniacale possono cogliere. Sousa resta a bocca aperta, indeciso fra l’opzione di essere orgoglioso o preoccupato.

LA CHIACCHIERATA prosegue, gli approfondimenti fioccano: quella sera forse non nasce un’amicizia, ma di sicuro un feeling. E anche nei mesi successivi – dopo essere rientrato alla guida della Roma – Spalletti mantiene inalterata la stima per Sousa, di cui segue l’involuzione mediatica per la delusione post mercato di gennaio. Un perioduccio per Paulo, che dal 29 febbraio al 10 aprile mette insieme la miseria di 4 pareggi e 3 sconfitte. Striscia moscissima. Il 4 marzo 2016 la Roma stende la Fiorentina 4-1 (doppietta di Salah, reti di El Shaarawy e Perotti, per la Fiorentina Ilicic in gol su rigore) e alla fine i due si incrociano velocemente: un’occhiata da lontano basta per capirsi. La difesa a «tre e mezzo» della Fiorentina resta una fissa per Spalletti – certo era più semplice proporla con Alonso – che in questa stagione si presenta a Napoli con il 3-4-1-2 che a sorpresa ha Florenzi a tuttafascia, sulla destra: vince la Roma 4-1, doppietta di Dzeko e tris di Salah.

OLTRE a Borja, Spalletti avrebbe portato via altri due giocatori a Sousa: il primo è abbastanza noto (Badelj), il secondo forse potrà sorprendere qualcuno: Tello. Il quale, utilizzato come terminale alto in un 4-3-3 avrebbe probabilmente un rendimento diverso. Martedì sera a Roma la rivincita, non a tavola ma sul campo.

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