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Sousa pro e contro: quante plusvalenze generate dal mister. Ma i nodi Baba e Tello…
Napoli e Juventus. 4 punti e due ottime prestazioni. Nel mezzo il successo sofferto contro il Chievo in Coppa Italia. Ed in pochi giorni il lavoro di Paulo Sousa ha assunto tutto un altro profilo. E soprattutto giudizio. I meriti del portoghese, nelle gare contro Juve e Napoli, sono stati evidenti. Tanto da attirare complimenti da tantissimi addetti ai lavori. Ma i risultati non sono l’unico aspetto degno di nota in questo momento.
Sono tanti i pro del lavoro di Sousa. Uno su tutti Federico Chiesa, l’uomo del momento. Seguito in Primavera, inserito nel giro della prima squadra in estate, lanciato nel calcio che conta a sorpresa di tutti, e ormai già diventato solida realtà. Così come accaduto per Federico Bernardeschi. I detrattori di Sousa potrebbero dire che il tecnico viola ha impiegato un anno per trovare la giusta collocazione in campo del numero 10 viola. Dimenticando tuttavia che grazie al ruolo inventatogli dallo stesso tecnico portoghese Berna è andato all’Europeo entrando nel giro della nazionale. E forse non è un caso se solo adesso si è riscoperto bomber dal killer instinct grazie anche al lavoro fatto dallo stesso Sousa sulla testa e sul carattere del gioiellino viola (come è stato più volte rimarcato anche dallo stesso Bernardeschi) diventato da talento a top player nel giro di un anno.
Con una precisazione doverosa. Il rapporto tra Bernardeschi e Montella era divenuto pessimo negli ultimi tempi. E, se fosse rimasto l’attuale tecnico del Milan, Berna avrebbe lasciato sicuramente Firenze in quella estate. La chiamata di Sousa fu decisiva per convincerlo a rimanere in viola. E a fare sacrifici per affermarsi. L’aver detto no alla partenza di Alonso un anno prima della cessione a 28 milioni, così come l’aver chiesto e valorizzato in maniera esponenziale Kalinic. Splendido il rendimento dei primi sei mesi da tecnico viola.
Volendo ragionare in termini economici, ha portato delle plusvalenze presenti e future pazzesche al club dei Della Valle, sempre molto attenti a questo aspetto. Con le sue indicazioni, con le sue scelte, con le sue decisioni. Tra i contro le situazioni Babacar, Giuseppe Rossi, Suarez. Giusto per farne una citazione a raffica. Lo spagnolo bollato come inadatto al calcio italiano forse troppo presto. L’italo-americano gestito male. Ed il senegalese sempre lì nel limbo tra l’amletico dubbio se potrà mai esplodere e fare il titolare oppure essere giocatore di seconda fascia.
Così come l’aver insistito a lungo su Tello. Fortemente voluto da Sousa stesso, prima a Gennaio e poi in estate, nonostante non si sia mai veramente adattato al campionato italiano. E soprattutto impiegato costantemente in un ruolo non congeniale per lui. Così come l’aver insistito a lungo senza impiegare il centrocampo a tre, a detta di molti più adatto alle caratteristiche degli uomini a disposizione.
La gestione di Zarate, forse, non è stata delle migliori. Visto il rendimento nei minuti che ha avuto a disposizione l’argentino, l’ex Lazio poteva essere impiegato più spesso evitando quel mal di pancia che lo potrebbe portare all’addio a Gennaio sponda Premier.
Così come forse poteva essere gestito diversamente Kuba nello scorso finale di stagione, dove lo stesso Sousa ha dimostrato, ed ammesso di avere mollato psicologicamente causa mercato di gennaio 2016 dimostrando poca personalità di fronte alle difficoltà. Alcune scelte di formazione hanno causato punti lasciati per strada, tipo a Genova. Ed il cammino nelle coppe l’anno scorso molto contro.
Pro e contro che restano. Ma resteranno o troveranno nuove voci anche tra pochi mesi quando finirà la stagione? Difficile. Intanto ci sono ancora 5 mesi in cui tutto può ancora accadere.