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Sousa-Fiorentina, è finita. Esonero? No, ma lunedì si decide

Matrimonio forzato e divorzio rimandato. Paulo Sousa resta l’allenatore viola e lunedì sera guiderà regolarmente la squadra dalla panchina contro il Torino. Conclusione arrivata attraverso un percorso decisionale che ha messo sul piatto della bilancia pro e contro derivanti da un possibile cambio. Passa la linea della continuità per mille motivi. Con la speranza che l’unione possa durare ancora 13 partite. Quelle che separano la Fiorentina dalla fine della stagione. Significherebbe un finale di campionato zeppo d’orgoglio e decoroso, per risultati e classifica.

L’idea viola quindi resta l’originale. Andare avanti insieme fino al termine della stagione e poi ognuno per la propria strada. Con la rivoluzione che coinvolgerà, oltre al tecnico, anche buona parte del parco giocatori. Per la sostituzione di Sousa il podio al momento è così delineato. Giampaolo (Samp) una spanna avanti a tutti. Di Francesco (come Maran) è sempre piaciuto, ma le candidature paiono al momento meno forti. Il nome che metterebbe tutti d’accordo è quello di Sarri, ma strapparlo al Napoli pare durissima. Dalla Francia rimbalza ogni tanto anche il nome del portoghese Leaonardo Jardim (Monaco). Le idee non finiscono qui. Presto ancora per il profilo definitivo. Più utile raccontare quanto accaduto nelle ultime ore. Partendo dal post match con il Borussia, con l’incontro fra il dg Corvino, il presidente esecutivo Cognigni ed il patron Andrea Della Valle. In cui l’ipotesi «permanenza Sousa» è parsa da subito la più probabile. Poi, dopo la mezzanotte, la cena tra Cognigni, Corvino ed il ds Freitas in un ristorante vicino al Franchi. Prima dell’appuntamento di ieri.

Intorno alle 13 infatti, un’ora e mezzo prima della ripresa degli allenamenti, altro vertice. Oltre a Cognigni e Corvino, anche Sousa. Ed a seguire tutta la squadra, posta anch’essa davanti alle proprie responsabilità. Analisi del momento, giustificazioni, richiesta di spiegazioni. La decisione, invece, era già stata presa. Sousa resta, almeno per ora. Il portoghese ha poi guidato l’allenamento e lunedì sera affronterà da tecnico viola il Torino. A favore di un possibile cambio immediato alcuni capi d’imputazione. Dai 4 gol subiti su calcio piazzato, sintomo di disorganizzazione difensiva (accusa principale al tecnico), ai cambi (Bernardeschi out?), passando per una squadra mentalmente incapace di reagire ai colpi del Borussia. I guai di un possibile immediato esonero, però, sono stati ritenuti decisamente superiori.

La Fiorentina da sempre è allergica ai cambi in corsa. Il dg Corvino la pensa nella stessa maniera. Virare subito è stato ritenuto troppo dannoso, vista la vicinanza alla sfida con il Torino (lunedì sera). E poco utile. Il futuro in casa viola è già iniziato, così come la costruzione della squadra per il prossimo anno. Il nuovo allenatore scelto aprirà un ciclo quindi prendere un traghettatore per pochi mesi con il timer attaccato al collo non ha entusiasmato nessuno. Se svolta in panchina si cercava, doveva arrivare mesi fa. Sicuramente prima di Natale, ad esempio dopo la doppia sconfitta con Genoa (nel recupero) e Lazio di dicembre. O addirittura prima della gara di Bologna, con la Viola che aveva pareggiato in casa con il Crotone. In quelle circostanze lo stato di crisi era scattato e l’idea stava frullando in società. Poi si è deciso per la continuità. Ora cambiare avrebbe poco senso. Tanto che nessun allenatore è stato contattato. Compreso Federico Guidi, tecnico della Primavera.

La linea, dunque, è chiara. Ma il calcio crea scompiglio e le volontà possono crollare. Perché se il club ci tiene a far sapere che la fiducia in Sousa non è a tempo, la realtà può dire anche altro. E la sfida con il Toro diventare chiave. Perché un’altra brutta figura o peggio ancora un nuovo tracollo, potrebbe non essere accettato. Il gruppo deve dimostrare di reagire. Provando a dare un senso ad una stagione che vede la Viola fuori da entrambe le Coppe e ottava in campionato. Far bene col Torino e parallelamente programmare il futuro (interessa Dusan Vlahovic, attaccante classe 2000 del Partizan Belgrado). In caso contrario tutto è possibile. Anche il ribaltone immediato in panchina.

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