Non si contano le varie fazioni in cui si divide Firenze per dare la colpa a qualcuno dell’inizio a stento della squadra viola: c’è chi addossa le colpe ad una società poco presente, chi ad un organico poco competitivo, chi ai singoli giocatori trascinatori della scorsa stagione che ora sembrano l’ombra di loro stessi. C’è anche chi fa notare che da quando è arrivato a Firenze Paulo Sousa non ha mai cambiato il suo modo di giocare.
Ci sono pochi dubbi su questo: Sousa crede fortemente nel suo gioco e continua ad insistere, nonostante i risultati (che in Italia sono imprescindibili) non suffraghino più le sue scelte. L’atteggiamento del portoghese non può essere considerato errato a prescindere: ci sono tantissimi allenatori che vincono implementando il proprio credo ad una squadra. Magari però se contestualizzato nella attuale situazione della Fiorentina se ne può discutere. I giocatori chiave per la fase offensiva del 3-4-2-1 di Sousa sono i due trequartisti e gli esterni: se girano loro è probabile che la squadra intera esprima un bel gioco. Il problema è che nella Fiorentina gli esterni di ruolo sono Milic e Tello: il primo sembra molto più abile in fase difensiva che a spingere (ha palesato evidenti limiti nel crossare); mentre il secondo ha iniziato la stagione molto al di sotto delle aspettative trovando enormi difficoltà a saltare l’uomo, cioè a fare quello che dovrebbe essere il suo marchio di fabbrica. Bernardeschi sta facendo sicuramente meglio nelle ultime uscite, ma è un esterno destro atipico che molto spesso tende a convergere al centro, mettendo pochi palloni in mezzo e soprattutto rischiando di diventare prevedibile.
Per quanto riguarda i trequartisti la situazione resta delicata: Borja Valero non sta giocando al 100%; inoltre per caratteristiche non è un centrocampista con il vizio del gol, tutt’altro. Eppure spesso è l’unico centrocampista che occupa l’area di rigore. Inoltre la posizione che occupa non aiuta il suo ritardo di condizione: in questo momento non possiede la velocità di gambe che necessita quella zona di campo. Ilicic, dopo aver vissuto la sua migliore stagione in carriera, purtroppo è tornato a vivere uno dei suoi classici “momenti no” della stagione: quando è in questi momenti lo sloveno è più dannoso che utile alla squadra, come dimostrano la sfilza di insufficienze che sta collezionando in questo campionato e lo “zero” alla quota gol, con tanto di rigore sbagliato contro il Milan.
A tutto questo c’è da aggiungere che la punta titolare gioca meglio di chiunque altro per la squadra, ma in area di rigore ha evidenti problemi di realizzazione. D’altra parte il suo storico non mente: Kalinic è un attaccante da 10, massimo 15 gol in stagione. E la Fiorentina in questo momento forse avrebbe bisogno di un bomber vero più che di un ottimo giocatore funzionale alla manovra della squadra.
A Firenze tutti si sentono allenatori e vorrebbero “modificare” la fisionomia della squadra: c’è chi vorrebbe vedere il 4-3-3 come modulo per fare tornare Borja Valero nella posizione di mezzala, oppure chi affiancherebbe a Kalinic un Babacar in grande condizione fisica (variabile alla quale Sousa tra l’altro ha dichiarato di stare seriamente pensando). L’unica cosa che tutto il popolo viola chiede a gran voce al portoghese è cambiare. Anche a costo di rischiare di compromettere quell’equilibrio trovato con questo sistema di gioco dal tecnico. Perché tatticamente la fase difensiva della Fiorentina funziona, ma i singoli che scendono in campo non sono dei fenomeni. In queste prime giornate hanno commesso grossolani errori che hanno vanificato gli sforzi di Sousa nel trovare un equilibrio alla squadra. Forse vale la pensa rischiare, per non rassegnarsi già ad ottobre ad un campionato “senza infamia e senza lode”.

Di
Marco Zanini