Rassegna Stampa
Sorrisi e applausi rivincita Sportiello, contro l’Atalanta emozioni da ex
È passato poco più di un anno da quel 28 agosto 2016. Un giorno, ed una partita, che Marco Sportiello non dimenticherà facilmente. Del resto, gli ha cambiato la vita. Si giocava Sampdoria- Atalanta. Una brutta sconfitta, qualche errore di troppo ma, soprattutto, un durissimo scontro con Gasperini. Roba pesante, dicono. Il tecnico infatti accusò il portiere di scarso impegno e poca professionalità. Un attacco al quale (ovviamente) il numero uno rispose con forza. Volarono parole grosse. E forse qualcosa di più. Di fatto, l’avventura di Sportiello con la maglia dell’Atalanta è finita lì. I due infatti non hanno mai chiarito la vicenda e nei mesi che seguirono (e fino a gennaio) hanno vissuto da separati in casa. Vicini (entrambi in panchina) ma distanti anni luce. Fino (appunto) a gennaio quando, un po’ a sorpresa, Pantaleo Corvino decise di portarlo a Firenze.
Un’operazione che in realtà (nonostante venisse bollata come “bufala”) il dg aveva provato a chiudere già in estate. Sfruttando proprio la rottura tra il giocatore e il Gasp. Un tentativo andato a vuoto e poi, sei mesi più tardi, il bis. Stavolta, con esito opposto: prestito di 18 mesi con obbligo di riscatto fissato a circa 6 milioni di euro. Marco non aspettava altro. Del resto, per lui, era una specie di liberazione. Non poteva sapere che ad aspettarlo c’erano altri sei mesi di purgatorio. Tra i pali della Fiorentina c’era Tatarusanu e Paulo Sousa non aveva nessuna intenzione di cambiare. E così, come a Bergamo, Sportiello si è ritrovato in panchina. Giusto un paio di presenze (per un infortunio del rumeno) e stop. Senza una spiegazione. Senza che il portoghese lo degnasse della minima attenzione. «Lo scorso anno sono stato danneggiato ma non cerco rivincite», ha raccontato il ragazzo a Moena. Del resto è fatto così. Non ama far polemica. Lavora in silenzio e cerca di far parlare il campo. Eppure, nel profondo, i dodici mesi passati hanno lasciato il segno. Stefano Pioli se n’è accorto subito. Non a caso, durante il ritiro, è stato uno dei primi con cui ha parlato. Lo ha preso da parte, gli ha detto con chiarezza che avrebbe puntato su di lui (allora Tatarusanu non era ancora stato ceduto) ed è andato a dirlo in conferenza stampa. «Il portiere titolare sarà Marco», disse senza giri di parole l’allenatore. E così è stato. Numero uno (nonostante sulla maglia abbia il 57) senza se e senza ma. Fin dalla prima di campionato con l’Inter, in una partita che ad oggi, forse (e nonostante i tre gol incassati) resta la sua miglior prestazione in viola.
Ora, e per la prima volta, è pronto a sfidare l’Atalanta da ex. Una partita che, va da se, per Sportiello non è e non può essere come tutte le altre. E chissà quante emozioni sta vivendo in questi giorni. Chissà, soprattutto, quanta rabbia in corpo da buttare sul campo. L’occasione migliore, domani sera, per far venire qualche rimpianto a Gasperini e per convincere definitivamente i suoi nuovi tifosi. In queste settimane infatti, e bastava farsi un giro sui social network, non sono mancate le critiche. Eppure, numeri alla mano, (ha una media voto del 6,1) il rendimento è più che accettabile. Chi lo conosce, comunque, assicura che sia sempre più sereno. Ha trovato casa in centro (vicino a Ponte Vecchio) e insieme a moglie e figlia (con la quale ha un legame fortissimo) ama passeggiare in mezzo alle meraviglie di Firenze. Così come non mancano le uscite con Saponara, il compagno con cui ha legato di più. Un ragazzo normale, per intendersi. Non il classico portiere pazzo ed estroverso. Un ragazzo che, anche se non lo ammetterà mai, si avvicina alla sfida di domenica con una gran voglia di rivincita.
