I nerazzurri hanno preso il posto della Fiorentina nelle gerarchie del calcio italiano. E recuperare un gap così non sarà semplice
C’era una volta una Fiorentina che stupiva in Italia, e incantava in Europa. Oggi, quella Fiorentina, non c’è più. C’è, invece, una squadra che lotta faticosamente per salvarsi e che si avvicina all’obiettivo (soprattutto) per demeriti altrui. Nonostante la sconfitta di ieri infatti, i viola hanno sempre otto punti di margine sulla terzultima. Così scrive il Corriere Fiorentino.
IL POSTO DEI VIOLA. E, di questi tempi, ci sta pure che ci si possa accontentare di aver passato (indenni) un’altra brutta nottata. Perché è vero, a un certo punto i viola l’avevano recuperata, ma nel suo complesso il 2-3 di ieri ha certificato quanto enorme sia il gap che divide la creatura di Commisso (che sperava di festeggiare il ritorno al Franchi con un risultato diverso) da chi gioca per l’Europa. Al posto di quella Fiorentina scomparsa, lassù, c’è l’Atalanta. E stando a quanto visto al Franchi la strada per riprendersi quel tipo di palcoscenico sarà lunga.
PIU’ OFFENSIVA. E pensare che quanto successo nel pomeriggio (la vittoria dell’Inter sul Cagliari) aveva messo Pezzella e compagni nella miglior condizione possibile. Un risultato positivo infatti, voleva dire archiviare (forse definitivamente) la questione salvezza. Magari anche per questo Iachini ha scelto di giocarsela con una squadra più offensiva del solito. Con Kouame, e non Eysseric, al posto di Ribéry. Qualunque fosse il piano studiato da Iachini però, dopo 13’ era già saltato con il gol di Zapata.
IMPARI. Un colpo duro, per i viola, che non a caso hanno rischiato (più volte) di finire subito k.o. Se sono rimasti in piedi, molto del merito va a Dragowski capace, in almeno tre occasioni, di tenere in vita i suoi. Una sofferenza continua, il primo tempo. Un perenne rincorrere gli uomini di Gasp che, col loro movimento, portavano a spasso a loro piacimento quelli di Iachini. Marcature vecchio stile, a uomo, con Amrabat (per esempio) incaricato di seguire Pasalic ovunque andasse. Stesso discorso per Milenkovic, incollato a Muriel. Così facendo però, si creavano voragini che, l’Atalanta, riempiva come voleva. Questione di ritmo, ma non solo. Organizzazione, identità, conoscenze. In poche parole: un confronto impari.
Di
Redazione LaViola.it