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Soldi, interessi, imposizioni. La prigione (dorata) di Vlahovic

Su La Nazione la riflessione dopo la partita di domenica, con tensioni ed emozioni trattenute dal 21enne serbo. Girano tanti soldi e non decide solo lui

«Che succede, Dusan? Racconta». La domanda più banale che tutti vorrebbero fare a Vlahovic dopo la partita di domenica. Perché non è pensabile che un ventenne tenga tutto dentro, misurando emozioni e tormenti come un consumato bomber rotto a mille trasferimenti. Così scrive La Nazione.

ESIGENZE PIU’ GRANDI. Alla fine la leggerezza dei vent’anni fa cercare un rifugio sicuro, trattenendo a stento le lacrime, soffocate nell’abbraccio con i compagni prima e l’allenatore poi. Non si può stare male in un posto così, dove resteresti probabilmente a lungo, spinto lontano da esigenze più grandi della voglia di un ragazzo di inseguire un sogno. Prigioniero di un talento che ora può essere tradotto in tanti soldi. Non solo per Vlahovic e per la sua famiglia. Ma anche per tutto un oscuro contorno sul quale ha cercato di fare luce il presidente Commisso. Senza riuscire a capire cosa davvero c’è dietro alla gestione sportiva (?) del nuovo astro nascente del calcio internazionale.

ROTTURA. Una rottura che a sensazione è stata imposta più da altri che non da Dusan. Non bisogna fare dei calciatori dei martiri sprovveduti, per carità; eppure in certi casi il rischio di pagare caro in futuro scelte fatte nel passato (forse anche da altri) è altissimo. E Vlahovic probabilmente sta vivendo questa situazione senza sapere come uscirne.

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