Tante questioni spinose in un gennaio davvero difficile per Commisso. Attese risposte su campo e mercato, ma in futuro che vuol fare Rocco della Fiorentina?
Il silenzio di Rocco. Il Commisso tornato a Firenze il 13 gennaio è la versione meno loquace tra quelle conosciute sulle rive dell’Arno, con l’ultima intervista rilasciata risalente a fine dicembre 2020 (ci perdoni se non prendiamo in considerazione le tre paroline al media ufficiale gigliato). Le ragioni possono essere molteplici, ma non è certo difficile capire di che colore sia l’umore del patron gigliato in un momento così delicato della sua presidenza.
Già a dicembre Commisso si era dimostrato particolarmente infastidito dalle critiche di tifosi e soprattutto stampa, condannando le offese personali (giustamente) e l’eccessiva severità che circonda la Fiorentina. Ma pochi giorni fa Rocco ha dovuto guardare coi suoi occhi l’umiliazione della squadra che avrebbe voluto e vorrebbe tuttora fare grande. Una squadra così, che naviga in quelle posizioni di classifica, non può essere esente da critiche.
COMPROMESSO FRANCHI. Ovviamente, nell’umore nero del presidente rientra anche la questione infrastrutture. Dopo la relazione del MiBACT, la Fiorentina ha − giustamente, ci permettiamo di commentare − chiuso all’ipotesi restyling del Franchi, che invece porterà avanti il Comune. Un compromesso tra lo stadio moderno che voleva costruire la Fiorentina e il Franchi attuale che vede numerose criticità (rischi sismici, materiale in deterioramento, curve lontane, copertura parziale…). Una soluzione che sta bene al Ministero dei Beni Culturali, alla Soprintendenza e alle archistar, come dimostrano i messaggi trionfalistici che arrivano a sostegno dell’ambizioso progetto di Nardella.
Per Commisso niente più che una magra consolazione. Il patron gigliato potrà forse ottenere in concessione gli spazi commerciali, ma il volume di essi resterà esiguo rispetto alle idee originarie della Fiorentina, e lo stadio non sarà di proprietà viola. Insomma, i ricavi del club non aumenteranno in modo considerevole. Infine, chissà quando si potrà usufruire di questa ristrutturazione. Nardella vorrebbe terminare il restyling entro il suo mandato, ma i tempi storici del settore pubblico impongono molta prudenza.
Alla fine ha dunque vinto il compromesso, una via di mezzo che non tocchi i vincoli architettonici. Una vittoria per la fondazione Nervi e la Soprintendenza. Molto meno per lo stesso sindaco di Firenze (che ha fatto di tutto perché fosse un privato a occuparsi del Franchi) e per i tifosi della Fiorentina, che magari un giorno si ritroveranno uno stadio completamente coperto ma non vedranno mai una struttura davvero al passo con i tempi. Oltretutto, senza lo stadio di proprietà difficilmente vedranno crescere economicamente il valore della propria squadra.
CAMPI, SEMPRE TANTI PROBLEMI. La soluzione Campi Bisenzio? Sempre difficile e soprattutto lunga. Ci sono tantissime ragioni per cui la strada è in salita: aeroporto e centro commerciale vicini, infrastrutture da costruire (e chi paga?), iter burocratico da iniziare da zero. Inoltre, sebbene Nardella non abbia mai osteggiato direttamente l’ipotesi di via Allende, il suo ennesimo all-in sul Franchi certifica quanto non veda di buon occhio una soluzione fuori dal Comune di Firenze. Una soluzione che peraltro dovrebbe passare anche dal sindaco dell’area metropolitana.
I RISCHI DOPO IL 6-0. In tutto ciò, Commisso resta infuriato anche per quanto visto domenica contro il Napoli. Gli ottimisti diranno che è meglio perdere una partita 6-0 che sei partite 1-0. Tutto vero, ma sconfitte di questa entità possono lasciare gravi ripercussioni. Soprattutto in una squadra che stava affannosamente cercando un po’ di continuità dopo aver passato settimane molto difficili. L’esempio più calzante arriva dalla passata stagione. Quando la Fiorentina subì la batosta di Cagliari (5-2) arrivava da un momento tutto sommato positivo del proprio campionato. Dopo quella brutta sconfitta, ne arrivarono altre 4 nelle successive 5 partite di Serie A (tre consecutive contro Verona, Lecce e Torino), che costarono la panchina a Montella.
Il pericolo più grande è che la sconfitta di Napoli, arrivata in un momento in cui la Fiorentina stava facendo vedere qualche piccolo miglioramento sul piano di gioco e risultati, possa avere lo stesso effetto in un gruppo che fin qui non si è certo distinto per tenuta mentale. In vista c’è una partita importantissima con il Crotone, in programma sabato alle 20.45. Una sfida cruciale sia per la lotta salvezza, sia per capire come è uscita la Fiorentina dalle sei reti del Maradona.
MERCATO FERMO. Nonostante tutte queste difficoltà, il mercato in entrata è ancora immobile. Certo, questo è un mercato complicato in cui girano pochi soldi, ma al 20 gennaio i viola non hanno chiuso nemmeno per un giocatore in prestito. Eppure, che questa squadra abbia delle carenze è sotto gli occhi di tutti. Ad esempio, nel 3-5-2 (o 3-4-1-2) sulla fascia destra c’è il solo Venuti come esterno di ruolo, perché Callejon è troppo offensivo e Caceres è un centrale difensivo adattato (può dare maggior copertura ma ha mostrato evidenti carenze fisiche nel ricoprire tutta la fascia). Eppure, dalla partenza di Lirola nessuno è ancora arrivato.
Il regista chiesto da Iachini in estate non è mai arrivato, e forse non arriverà neanche a gennaio. La punta che la Fiorentina cercava come un miraggio ora sembra essere passata in secondo piano, visti i buoni numeri di Vlahovic. Ma il ragazzo ha vent’anni: e se si fermasse di nuovo per tre o quattro giornate di fila che succederebbe? Infine, giusto perseguire la suggestione Papu Gomez, ma è un’operazione da ultimi giorni di mercato che non dipende strettamente dalla Fiorentina. Se l’argentino trova di meglio, non viene certo a Firenze a lottare per la salvezza.
FUTURO INCERTO. Tante questioni spinose in un gennaio davvero complicato per i colori viola e per il suo presidente. Commisso resta insolitamente silenzioso, ma prima o poi dovrà sbollire la rabbia e ragionare a freddo sul futuro della sua avventura. Sia a breve termine, con il campo e il calciomercato protagonisti, sia a lungo termine, con le infrastrutture e una decisione da prendere sul futuro della Fiorentina. Rilanciare, vivacchiare o lasciare?
Di
Marco Zanini