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Si riparte dal Franchi. L’obiettivo di Pioli: ricreare il ‘fortino’. E tornare alle medie Sousa-Prandelli

L’anno scorso appena 29 punti casalinghi, per l’Europa serve tornare al rendimento di Sousa e Prandelli.

Si riparte dal Franchi. Tre mesi e mezzo dopo quel Fiorentina-Cagliari 0-1 che segnò la fine della rincorsa europea. Una rimonta fino ad allora incredibile, figlia del dolore per la perdita del Capitano Astori. Una partita però ‘stregata’, contro i sardi, con i nervi a mille e il traguardo così agognato che si allontanava con il passare dei minuti. Con Veretout che perse la testa nel finale con un calcione costato tre giornate di squalifica.

Non ci sarà, di fatto, il centrocampista francese, al debutto davanti ai tifosi viola. Ancora da scontare due turni di stop per quella sciocchezza all’ultima al Franchi. E difficoltà che aumentano per la Fiorentina contro il Chievo. Primo impatto della nuova Fiorentina con la nuova stagione e con i tifosi: curiosità per vedere all’opera i nuovi, per rivedere rotolare quel pallone che, nonostante tutto, tiene a galla la passione di migliaia di fiorentini, e ha legato fin qui oltre 18 mila tifosi che si sono abbonati per la nuova stagione.

L’obiettivo di Pioli è ovviamente partire bene, perché solo i risultati possono dare convinzioni del lavoro fatto. E magari allentare quell’aria di contestazione che comunque, dopo un’estate non totalmente serena, aleggia sul debutto al Franchi. Soprattutto con la presenza di Andrea Della Valle in tribuna. Buon calcio e soprattutto vittorie potrebbero dare fiducia a tutti. Lo sa bene Pioli, così come lo sapeva bene Paulo Sousa, che proprio sfruttando l’avvio sprint nel 2015/2016 (l’estate del dopo Montella e delle mille polemiche) riuscì a portare – inaspettatamente – una ventata di entusiasmo. Il portoghese, del resto, sfruttò molto bene anche il ‘fattore-Franchi’: 38 punti casalinghi nel suo primo anno, 38 nel secondo, con una media esatta di 2 punti a partita in casa nei due campionati.

Mica male, considerando il ritmo-Pioli al Franchi, che conta appena 29 punti in 19 partite di A: una media di soli 1,53 punti a partita. Solo nel 2011/2012 (l’anno di Mihajlovic-Delio Rossi-Guerini e del rischio retrocessione) e nel 2004/2005 (l’anno del ritorno in A) la Fiorentina fece (poco) peggio in casa (28 punti al Franchi in entrambi i campionati). Insomma, la Fiorentina di Pioli, se vuole puntare all’Europa, deve soprattutto far tornare il Franchi ad essere un ‘fortino’, come veniva chiamato ai tempi di Prandelli. O qualcosa di simile, quantomeno. Difficile, del resto, arrivare a ripetere i numeri del quinquennio 2005/2010: 48 punti interni nel 2005/2006, 47 la stagione successiva, 40 nel 2007/2008, 44 nel 2008/2009 e 30 nel 2009/2010. Una media generale, considerando anche il calo a picco degli ultimi mesi prandelliani, di 2,2 punti a partita (con picchi di 2,58 e 2,47 nelle due migliori stagioni, rispettivamente con ben 16 e 15 vittorie interne).

Sì, a quei tempi il Franchi era un vero ‘fortino’. Termine che tornò d’attualità con Montella: nel 2012/2013, ben 43 punti nelle 19 gare interne, con una media di 2,26 punti a partita. Poi gli anni successivi la Fiorentina si specializzò nei record da trasferta, e al Franchi arrivarono 31 punti nel 2013/2014 e 33 punti nel 2014/2015. Medie comunque superiori al primo anno di Pioli.

Per questo il tecnico viola ha l’obiettivo di invertire il trend e far diventare davvero il Franchi una base di partenza per l’Europa. Ripartendo da quello 0-1 contro il Cagliari per superare limiti e difficoltà. Ripartendo da un Fiorentina-Chievo che fa tornare il magone in gola: fu, la scorsa stagione, l’ultima partita di Davide Astori. Ultime immagini del Capitano in maglia viola, quel 25 febbraio. Assist per il gol partita per Biraghi, gli abbracci e i sorrisi con i compagni. Non una partita come le altre, domenica al Franchi.

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