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Si riapre il caso Chiesa: la lunga estate, la Juve, il rinnovo. E la pubalgia
Tornano fuori le spine dell’estate, con la voglia di andar via e il prolungamento del contratto che resta in naftalina. Appuntamento fissato, ma se queste sono le premesse…
Tanto tuonò che piovve. E a Verona, ieri, l’acqua è venuta giù forte. Sotto tanti punti di vista. La prestazione della squadra, i primi fischi dei tifosi, il nervosismo di Ribery. Un altro diluvio, sulla testa della Fiorentina, dopo quello di Cagliari. Con un elemento (e non un dettaglio da poco) in più. Perché dopo tanto chiacchierare, stavolta, il caso Chiesa rischia di esplodere (appunto) come un tuono. Non solo più pettegolezzi da bar, buoni per animare le discussioni «da tastiera», ma considerazioni concrete. Serie. Considerazioni, soprattutto, arrivate da chi il giocatore lo vede tutti i giorni. Così scrive il Corriere Fiorentino.
TESTA O FISICO. «Federico non era in grado di giocare, né fisicamente né mentalmente», ha infatti detto Montella a fine partita. E poi ancora: «Quando starà bene, e se starà bene, giocherà». Parole forti. E la retromarcia inserita poco più tardi, in sala stampa, sanno tanto di tentativo di disinnescare immediatamente la «bomba» che, inevitabilmente, rischia di scoppiargli tra le mani. «Il riferimento alla questione mentale valeva per tutti, non era riferito a lui in particolare». Dura, oggettivamente, dar credito alla seconda versione. Un’esclusione che nessuno si aspettava, quella del numero 25, anche se alla vigilia era stato lo stesso mister a render note le sue non perfette condizioni fisiche. «È tornato dalla Nazionale con un problema al pube e con questo campo pesante non era in grado di giocare», ha aggiunto Pradè. «Pube» fa subito pensare alla pubalgia. Un problema serio, già emerso lo scorso anno (nonostante le smentite) che ciclicamente torna a bussare. Eppure, con la Nazionale pareva star bene. Tanto da aver trovato anche il primo gol in azzurro.
CONTRATTO. Il caso è esploso. Come prima, più di prima. Il suo umore (grigio), il suo non sorridere mai, il parlare ancora meno. La sensazione, fastidiosa per molti tifosi, che non si senta coinvolto in questa avventura. Se ne parla da mesi, da queste parti. Da quando tutti hanno capito che, in estate, sperava di andarsene. C’era un accordo con la Juventus e Federico e babbo Enrico si aspettavano il via libera. Come è andata, si sa. Il cambio di proprietà, l’arrivo di Commisso, lo stop, il duro confronto sul pullman della squadra a New York tra il giocatore e Joe Barone. Poi, la tregua. Argomento rinnovo messo in naftalina e parole ripetute come un ritornello. «Lasciamo Federico tranquillo, libero di pensare soltanto a giocare», hanno detto decine di volte i dirigenti viola. Fino a qualche giorno fa quando Barone, invece, ha per la prima volta parlato di un appuntamento. Fissato, probabilmente, per la sosta natalizia. «Contratto? Faccia come crede», ha detto ieri Montella. Certo, se queste son le premesse, è dura pensare che, dopo la pioggia, possa tornare il sereno.