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Si apre la crisi: i primi fischi, il mercato, la gestione della rosa e i dubbi su Montella

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La situazione si complica, i contorni della crisi non sono definibili. Lo ha confermato anche Badelj. Tanti punti di domanda.

E’ una situazione che si sta pericolosamente complicando: troppi i risvolti che preoccupano (a cominciare da quello che riguarda Chiesa) e le risposte piatte arrivate dalla squadra dopo la figuraccia di Cagliari aumentano i dubbi nei confronti della conduzione tecnica. Cosa c’è sotto? Davvero è solo una crisi passeggera? In quale precipizio sta cadendo il gruppo viola? Così si interroga La Nazione.

MERCATO. Difficile ora contenere il malumore, soprattutto considerando l’equivoco di un mercato che in attacco ha aggiunto Pedro, l’acquisto più caro della sessione estiva sfruttato per pochissimi minuti e ancora in condizione fisica da valutare. E i ricambi minimal a centrocampo, ieri in crisi senza Castrovilli e Pulgar?

FISCHI. E poi ci sono i primi fischi alla squadra. I 4000 tifosi viola arrivati fino a qui hanno inviato un segnale da non sottovalutare. Più spaesato che rabbioso, l’urlo del mucchio viola ha sorpreso i giocatori, che sono rimasti a distanza. La prima crepa dopo la lunghissima luna di miele innescata dall’arrivo di Commisso. Il quale, collegato dagli Usa, non ha visto la reazione che si aspettava mentre anche Joe Barone ha preso atto della delusione.

UN SOLO TIRO. Dal campo sono arrivate risposte preoccupanti. Restano i dati: un solo tiro in porta in 90 minuti. Poi solo tante azioni fragili e un centrocampo trasparente. Problemi e modestia calcistica condivisa fra tutti i protagonisti, a cominciare da Badelj che nel primo tempo ha fatto la mezz’ala – ruolo abbandonato da tempo – facendo una pessima figura contro Pessina. Mezzo voto in più per lui perché dopo la partita ha avuto gli attributi di presentarsi in sala stampa.

CRISI. Preoccupatissimo, Badelj, per la piega che sta pendendo la situazione. E anche incapace, almeno a parole, di trovare una soluzione. Perché il disegno della crisi ha ancora contorni inafferrabili. Che cosa non ha funzionato dopo il periodo delle sette partite in cui Montella, dalla Juve in poi, ha fatto giocare la stessa formazione trovando sicurezze e punti in classifica, ma anche messo fuori gioco molti altri giocatori della rosa? Di sicuro il fatto di aver puntato sempre sugli stessi titolari può aver creato qualche club nello spogliatoio: problemi di gestione, più che di evoluzione tecnica.

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