L’attaccante, grande protagonista agli Europei con la Svizzera, a Firenze non ha lasciato il segno
«Con lui e Ljajic prepariamo la Fiorentina di domani», gongolava Pantaleo Corvino a fine gennaio, undici anni fa. A Belgrado dicevano già che Ljajic fosse il Kakà di Serbia, di Seferovic invece si sapeva poco. L’amore era scattato l’estate prima al Mondiale Under 17, che la Svizzera vinse con Xhaka a fare il bullo in mediana e questo tank dai piedi sensibilissimi capocannoniere davanti a gente tipo Götze, Son, Isco e Morata. Scrive La Gazzetta dello Sport.
Ai quarti eliminò anche l’Italia, che centravanti schierava Pietro Iemmello. Sei mesi dopo i due si ritrovarono a Firenze a giocarsi una maglia al centro dell’attacco della Primavera viola. Seferovic, nato nel canton Lucerna da genitori bosniaci, soffriva la concorrenza. Fu mandato tre volte in prestito in due anni e poi se ne andò definitivamente. Real Sociedad, Eintracht, Benfica. Ovunque lampi di talento, ma mai uno dietro l’altro. È che Seferovic ha bisogno di sentirsi al centro della giostra, magari senza l’assillo di doversi giocare per forza il posto.
L’ha capito Jorge Jesus, che nell’ultima stagione al Benfica gli ha dato una continuità mai vista ottenendo in cambio 26 gol e 7 assist. L’ha capito pure Petkovic, che da tre anni ne ha fatto il centravanti fisso della sua Svizzera, se l’è ritrovato gasato dalla miglior stagione in carriera. E ha plasmato il sistema su di lui come boa, un partner a piacere (Embolo più che Gavranovic) e Shaqiri a suggerire. E la giostra gira perché come dice Seferovic, “anche se non segno, se arrivano palloni in area io li tocco”.
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Redazione LaViola.it