Un’estate a provare la difesa a 3, ora il passaggio a 4 a furor di popolo. Ma il risultato non cambia: la Viola fatica troppo, tanti lanci lunghi
Prima erano il pressing, il possesso palla e la linea di difesa alta. Ora, difesa più bassa, meno possesso e più verticalizzazioni. C’è però qualcosa che accomuna la vecchia e la nuova Fiorentina: la difficoltà a trovare la via del gol. E questo nonostante l’arrivo di un centravanti vero e di un attaccante capace di andare a rete come Gudmundsson. Così scrive La Nazione.
SENZA IDENTITA’. La Fiorentina ha iniziato la stagione quasi tre mesi fa, ha disputato otto gare ufficiali, ma ancora stenta a diventare una squadra. L’identità, quel modo di giocare e interpretare le gare che dovrebbe caratterizzare ogni squadra, ancora stenta a intravedersi. Neanche super Gudmundsson, l’uragano che si era abbattuto contro la Lazio, è riuscito a spazzare via quei difetti che il suo impatto in viola aveva messo in secondo piano.
MODULO. E neppure la difesa a 4 riproposta dopo la vittoria con i biancocelesti ha schiarito le idee di una squadra incapace di fare gioco indipendentemente dal modulo adottato. Palladino dice di non essere un integralista, ok. Però, dopo un’estate trascorsa a provare la difesa a 3, si è passati improvvisamente a quella a 4, con il sacrificio di due giocatori adattati alla bisogna come Dodo e Gosens. E il risultato, purtroppo, non è cambiato. Insomma, qualcosa non torna, neppure nella testa dei giocatori, spesso costretti al lancio lungo per non restare impantanati in un gioco che appare ancora troppo lento e prevedibile.
Di
Redazione LaViola.it