
Il ‘rigorino’ per il Milan non sposta l’attenzione sugli enormi problemi dei viola. L’ultimo posto fa paura, la coppa può essere un’occasione
Un momento nero. Nerissimo. L’avvio di campionato peggiore nella storia della Fiorentina. Tre punti in sette partite, ultimo posto in classifica, una squadra che fatica in ogni zona del campo. E un postulato: “Se qualcosa può andar male, lo farà”. E’ la famosa Legge di Murphy, ma mai come adesso calza a pennello per il caso Fiorentina. Una squadra costruita con ambizioni Champions in estate, con un budget da 90 milioni mai visto a queste latitudini. Eppure accartocciatasi su sé stessa alle prime difficoltà, dopo tre mesi di lavoro che non hanno prodotto praticamente niente a cui appigliarsi per risalire la china.
LIMITI OVUNQUE. Una squadra che in difesa incappa sempre in errori e disattenzioni, con una fragilità disarmante (anche a San Siro le prime palle inattive del Milan hanno messo i brividi). Che a centrocampo fatica a gestire il pallone, trovare distanze e mantenere il possesso. Che in attacco non sa arrivare e, soprattutto, è incapace di concludere verso la porta (penultima per tiri in porta a partita, ultima per ‘big chance’ create, ma prima in compenso per numero di volte in fuorigioco). Insomma, l’ultimo posto non è proprio un caso, nonostante le parole estive, il valore della rosa, il monte ingaggi, un allenatore scudettato, tanti nazionali eccetera eccetera. Perché poi è sempre il campo a parlare, e la vittoria è ancora una chimera.
LA LEGGE DI MURPHY VIOLA. E appunto, tornando alla famosa Legge di Murphy, anche gli episodi fin qui hanno condannato la Fiorentina. Ma non è solo sfortuna, fatalismo, o strani disegni di alte sfere. Perché certi episodi vanno incanalati nella direzione giusta, se vanno sempre nel verso contrario un motivo c’è. L’ultimo quel ‘rigorino’ d’altri tempi (ricordate il tormentone ‘rigore per il Milan’? Ecco), con Marinelli che si è appigliato a chissà cosa per sanzionare la mano di Parisi (molto ingenuo) che struscia sul collo di Gimenez. Sulla sceneggiata del messicano niente, così come sulla sbracciata di Fofana (ammonito peraltro per le proteste, mica per il fallo su Ranieri) o sulla gamba tesa di sua maestà Modric. La Fiorentina era arrivata vicina alla ‘sfangata’ a San Siro, ma come si sul dire “vicino conta solo a bocce”. Soprattutto se sei catapultato in zona salvezza e sei con l’acqua alla gola. Così come c’era poco da recriminare sui due legni contro la Roma o sui gol presi nel recupero contro Como e Cagliari. A conti fatti, sono addirittura 11 (undici!) in 7 partite i punti persi dalla Fiorentina in situazioni di vantaggio. E la testa, evidentemente, conta parecchio anche su questo.
11 PUNTI PERSI. A Cagliari la prima Fiorentina di Pioli nonostante una prova mediocre stava strappando i tre punti, per poi concedere il primo gol da palla inattiva di una lunga serie (già s’era capito l’andazzo). Poi la rimonta del Como al Franchi (con Addai lasciato in campo aperto e gestito malamente da Pongracic), seguita da quella della Roma (Cristante perso sul primo palo). A San Siro a far festa, dopo il gol illusorio di Gosens (primo e unico tiro in porta dei viola), è stato invece il Milan tornato capolista. Partite in cui la Fiorentina raramente ha giocato in maniera dignitosa, ma nelle quali sono stati persi comunque punti importanti per errori, disattenzioni, episodi. Tutto quello che poteva andar male, è andato male.
NESSUNO SCOSSONE. Un conto pesante che ha inasprito il clima a Firenze e aumentato il nervosismo anche al Viola Park. Una squadra che non sa bene cosa fare in campo e che gioca per larghi tratti anche con la paura addosso. Un mix letale. Come uscirne? Pioli si è preso le proprie responsabilità da Milano come in altre occasioni, Pradè si è espresso duramente e con amarezza prendendosi le colpe e parlando apertamente di possibili dimissioni. Dopo San Siro non ci sono stati però scossoni, né altre prese di posizione da parte della proprietà. Avanti così dunque, sempre sperando che qualcosa possa improvvisamente cambiare. Ora la Conference, la trasferta a Vienna dove provare a riprendere un po’ di autostima. Poi il Bologna di Italiano al Franchi (che ambiente accoglierà i viola, Pioli e Pradè?) e ancora a San Siro contro l’Inter. Una salita che pare parecchio ripida, con pochi punti in cui appoggiarsi e rifiatare. In campionato c’è da mettersi l’elmetto, prendere consapevolezza della situazione, iniziare a sgomitare per fare punti anche sporchi e mettersi al sicuro. La coppa a questo punto potrebbe essere l’unica ancora di salvataggio della stagione. Ma pensare troppo oltre in questo momento non è certo una buona idea.

Di
Marco Pecorini