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‘Se la Fiorentina giocasse sempre così…’. Rammarico e potenzialità, contraddizioni e speranze

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‘Se la Fiorentina giocasse sempre così…’. Sì, lo hanno pensato in tanti, dopo la vittoria contro la Juventus. Firenze gode ancora, e insieme si rammarica per le potenzialità di una squadra che, al di là di tutto, potrebbe senz’altro valere più dell’ottavo posto in classifica attuale. Una vittoria tattica di Sousa, una vittoria fatta di grinta e fame, proprio contro quella Juventus che con la sua mentalità vincente sta dominando il campionato da sei stagioni. Aggressività, pressing alto, ma anche sfrontatezza, sicurezza dei propri mezzi. E qualità. Quella dei palleggiatori in mezzo al campo, ma anche degli esterni nel cercare spesso l’uno contro uno. E poi Kalinic, da solo spina nel fianco costante della ‘famigerata’ BBC.

“Sono felice, ma c’è la solita rabbia per aver perso punti per strada. Rabbia per la classifica, poteva essere un’altra”, ha detto Andrea Della Valle a caldo. “Se abbiamo sempre questo atteggiamento, possiamo vincere molte partite”, ha ribadito Sousa. Già, contraddizioni di una squadra che spesso ha bisogno di una scossa forte per dare il massimo. Soprattutto dal punto di vista psicologico. Successe ad inizio anno contro la Roma, è accaduto contro il Napoli, ed anche contro la Juventus. Sette punti, contro le prime tre della classe. Fattore indicativo. E poi le reazioni dopo gli schiaffoni subiti contro Inter e Lazio: altri elementi che vanno a consolidare la tesi. Pesanti i punti persi con le medio-piccole: in casa con Crotone e Samp, a Genova e a Udine.

Sì, sarebbero quei ‘6-8 punti’ che, secondo Sousa, mancano al campionato della Fiorentina. Europa lontana 6 lunghezze (5° posto a 7 punti), con una partita da recuperare. Impresa non titanica, viste le 18 giornate che mancano alla fine. A patto che… giochi sempre (o spesso) la ‘vera Fiorentina’. Anzi, la miglior Fiorentina. Quella vista contro la Juventus, e a tratti proprio contro le migliori del campionato. Contraddizioni interne che caratterizzano da tempo la squadra viola. Capace di strabiliare tutti da agosto a dicembre 2015, e poi di cadere in un baratro senza fondo. Capace di vincere contro Juve e Roma, ma di pareggiare contro il Crotone in casa.

La prova di maturità, per fare il salto di qualità, sta proprio qui. Riuscire a dare continuità, a mantenere costanti gli alti livelli raggiunti contro Juventus e Napoli. Pur nella non perfezione, visti comunque gli spazi e le occasioni lasciate a due squadre pur forti come bianconeri e azzurri. Il cammino in campionato ora per i viola dice Chievo (a Verona), Genoa (in casa) e Pescara (fuori) nel giro di dieci giorni (nel mezzo, la sfida a Napoli per i Quarti in coppa Italia). Si partirà senza Kalinic, squalificato a Verona. Poi chissà (per il futuro del croato). Ma tre occasioni ghiotte, importantissime, per provare a dimostrare qualcosa, anche nelle partite meno suggestive… ma che valgono ugualmente tre punti.

Potenzialità di una compagine, quella viola, che ha ampi spazi di miglioramento. Di squadra, ma anche (e soprattutto) nei singoli. Gonzalo è tornato leader, Borja è rientrato a trascinare il centrocampo, e poi due come Badelj e Vecino che molti invidiano a Sousa. Per non parlare di Bernardeschi, di un lanciatissimo Chiesa. Fino a Kalinic. Punta di diamante del gioco viola, eppure elemento che riporta tutti sulla Terra, dopo una serata storica. Riferimento essenziale per Sousa, figura perfetta per la manovra e la finalizzazione. Ma la Cina resta in agguato. “Kalinic? È un discorso delicato, ma il problema è anche capire il ragazzo”, ha confidato Andrea Della Valle. “C’è questa ondata cinese che imperversa anche in Italia, siamo succubi di questa situazione. Ma siamo sinceri, non abbiamo ricevuto nessuna proposta ufficiale. Tutti sanno che c’è una clausola di 50 milioni di euro, e non pensiamo ad altro. Non sappiamo se succederà altro”, ha confermato Corvino.
Ma quanto sarebbe complicato, perdere – proprio adesso – questo Kalinic…

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