Il ministro Piantedosi vorrebbe vietare le trasferte per 1-2 mesi ai tifosi di Roma e Napoli
Gli scontri di domenica scorsa a Badia al Pino rischiano di costare carissimi ai tifosi di Napoli e Roma. Come riporta la Gazzetta dello Sport, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi vuole dare infatti un segnale forte per evitare che episodi del genere, che ha subito definito «vergognosi», possano ripetersi in futuro. L’idea è quella di fermare, attraverso un decreto ministeriale, i sostenitori di Napoli e Roma vietando loro le trasferte per un periodo che si prevede ben più lungo di una giornata di campionato: le prime indicazioni parlano di uno o due mesi di stop. È un provvedimento che vanta finora un solo precedente: nel 2014 i tifosi dell’Atalanta furono fermati per tre mesi su indicazione dell’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Nel frattempo, la tensione tra gli ultras giallorossi e azzurri continua a salire. Ieri durante la gara tra Roma e Genoa si sono sentiti forti e chiari dalla Sud cori anti Napoli (da “Vesuvio erutta” a “Lavali col fuoco”) e nella notte tra mercoledì e giovedì su un ponte della Tuscolana, nella Capitale, è apparso uno striscione: «Sono anni che gridi vendetta, ma neanche 50 contro 300. Lascia perdere, dammi retta». E un altro è stato fotografato e inviato ai napoletani: «Se occasione ci sarà… embè tutto qua?». Il riferimento è ai fatti avvenuti domenica in autostrada e alla “vendetta” annunciata dai tifosi azzurri dopo la morte di Ciro Esposito, nel 2014.
La rivalità tra le due tifoserie è infatti diventata profonda e pericolosa dopo il 3 maggio 2014, quando il 31enne sostenitore del Napoli, arrivato a Roma per assistere alla finale di Coppa Italia all’Olimpico tra la sua squadra e la Fiorentina, venne ucciso dal giallorosso Daniele De Santis, condannato poi a 26 anni (ridotti in seguito a 16). Da allora nelle sfide tra i due club sono state vietate le trasferte ai tifosi ospiti (in base alla regione di residenza) ed è evidente che oggi più che mai questo particolare provvedimento verrà mantenuto. Ma i fatti di Badia al Pino (e non solo) dimostrano che qualcosa potrebbe succedere anche lontano dagli impianti.

Di
Redazione LaViola.it