Il terzino era arrivato alla Fiorentina con Castrovilli: la finale Scudetto con la Primavera, il mancato riscatto e un percorso sfortunato
Giuseppe Scalera, ex terzino passato anche dalla Fiorentina, ha raccontato la sua storia a Cronache di Spogliatoio. Dall’interesse di Chelsea e Juve alla Fiorentina, fino al mancato riscatto e ai gravi infortuni al ginocchio. Giocava in Under 20 con Barella, Dimarco, Pessina, Mandragora e Cutrone, ora fa il professore in un liceo.
VIOLA. Arrivò alla Fiorentina con Castrovilli: “Sono stati sei mesi incredibili, al termine dei quali purtroppo non è stato trovato l’accordo per rimanere. Non mi aspettavo questa opportunità, ho scelto con la testa e non con il cuore, perché stavo lasciando la squadra dei miei sogni per un’opportunità incredibile, a Firenze era tutto perfetto, facemmo un grande campionato e perdemmo la finale Scudetto soltanto contro l’Inter di Pinamonti, con cui ho giocato in Nazionale e che mi prendeva in giro per questo. Eravamo forti: c’erano anche Sottil e Ranieri, che ora giocano lì”.
MONDIALE. “Ero a Firenze e l’U-20 aveva delle defezioni, quindi chiamarono me per il Mondiale: l’esperienza più bella della mia vita. Giocavamo in stadi nuovissimi, pieni di pubblico, con la gente che ci trattava da star. Quel Mondiale u-20 in Corea del Sud è stato fantastico: Pessina teneva un diario di bordo che pubblicava ogni giorno, era una sorta di nostro Gossip Girl in cui scoprivamo i segreti e le sensazioni del gruppo, raccontava la nostra avventura. Una partita folle fu quella contro la Francia. Nella seduta video il ct mi mostrò il mio avversario: era un certo Saint-Maximin, mi chiesi ‘Come diavolo lo fermo ora questo?’. Era fisicamente enorme e velocissimo, un fenomeno. Ci davano per spacciati, la Francia aveva stravinto il girone. Penso di stargli attaccato, in modo da non potergli concedere spazio per correre in profondità. Primo pallone che tocca, si gira sulla palla in un nanosecondo e mi dà 3 metri. Ok… allora gli concedo spazio almeno poi posso fermarlo ogni volta che si gira: gli arriva palla, ma si allarga e sono costretto al fallo. Capii che l’unico modo per fermarlo era menarlo… vincevamo 2-1, l’allenatore capì che avevo compreso come fermarlo e lo sostituì, io ero esausto ma… entrò un certo Marcus Thuram. Una bestia, un armadio, e io ero stremato. Vincemmo comunque, fu un’impresa”.
FALLIMENTI. Dopo la Fiorentina, il ritorno al Bari: “Capii che non avrei trovato spazio con il nuovo allenatore Grosso, quindi chiesi di andare a giocare in prestito e firmai con la Fidelis Andria. Ci salvammo, ma fu una stagione tosta: non pagavano gli stipendi e a fine anno la società è fallita, fu un’esperienza particolare. Sono andato in prestito alla Pistoiese, tornando in C, ma indovinate? Dopo due settimane la società ha avuto problemi nel tesserarmi, il Bari è fallito e quindi anche il prestito è decaduto. Ci hanno concesso gli svincoli il 28 agosto, a 3 giorni dalla fine del mercato. Ho accettato di firmare con il Pescara, sapendo di essere il terzo terzino destro nelle gerarchie e non giocare mai. Ma almeno non sarei rimasto a piedi. A gennaio chiesi però di andare in prestito per fare minutaggio: era tutto fatto con la Sambenedettese, ma l’operazione venne bloccata perché non avrei potuto fare più di 3 trasferimenti in una stagione. Cercai di spiegare che il Bari fallito non avrebbe dovuto contare, con la Pistoiese ero rimasto due settimane! Ma non ci fu niente da fare. Tornai a Pescara sfinito. Dissi a mister Pillon che volevo scendere in Primavera, almeno avrei potuto fare minutaggio. Alla prima gara mi sono spaccato il ginocchio, e da lì sono susseguite operazioni per problemi fisici tra crociato, menisco… poi l’anno del Covid e si è fermato tutto”.
PROFESSORE. Dopo essere rimasto fermo per due anni e mezzo, scende in Serie D con il Gravina, tornando vicino a casa. “Ma quando assapori quei livelli, tornare giù è dura e anche accettarlo è difficile. Ho deciso che avrei dovuto ascoltare il mio corpo e chiudere anticipatamente la mia carriera. Mi sono detto: ‘Sai cosa? Sono giovane, posso mettermi a studiare e fare un altro percorso”. Si è laureato in Scienze Motorie, prima alla triennale e poi alla magistrale. “Adesso sono un docente all’istituto superiore Volta, i miei alunni mi chiedono quanti anni ho. Ne ho 26, e loro mi chiedono quindi cosa io abbia fatto fino a quel momento. Quando scoprono che ho giocato con Barella, ad esempio, rimangono a bocca aperta e conquistati. Gli altri prof a volte mi scambiano per un alunno, per la mia giovane età”, mentre contestualmente Scalera allena i ragazzi dell’u-16 del Bari: “Faccio il vice, ma ti confido un sogno perché non mi pongo limiti: voglio diventare allenatore, arrivare il più in alto possibile, sentire la musichetta della Champions League al San Nicola sarebbe la realizzazione massima”.
Di
Redazione LaViola.it