La Fiorentina si impone 5-1 a Genova contro la Samp e scaccia la paura della zona retrocessione. Una bella prestazione dei viola.
‘Sboccia la Viola dei giovani leoni’, titola Il Corriere dello Sport. Well done, mister Rocco. Ritardando di qualche ora il ritorno negli Stati Uniti il presidente Commisso ha fatto la scelta giusta, perché ha potuto applaudire una Fiorentina esuberante, elettrica, vigorosa, allegra. E’ la nuova Fiorentina di Vlahovic e Chiesa, due giovani attaccanti che insieme sanno emozionare: con una doppietta per uno hanno incenerito quasi da soli la Sampdoria di Ranieri, poco fortunata ma anche molto autolesionista in questo scontro diretto che cambia totalmente le percezioni sui rispettivi campionati.
CINISMO. Alla vigilia forse Beppe Iachini non avrebbe disdegnato un pareggio, che avrebbe consentito alla Viola di interrompere la serie negativa (un punto in tre partite) e di tenere a distanza un avversario in salute. Invece nel giro di 40 minuti si è trovato avanti di tre gol sul maestro di una vita, sfruttandone le incomprensibili magagne tecniche. Ranieri deve porsi due domande sulla tenuta mentale dei suoi giocatori: gli episodi, tra l’autogol di Thorsby e i due rigori regalati da Ramirez e Murru, denotano un pressappochismo che non lega affatto con lo spirito di chi sta lottando per non retrocedere.
PALLOTTOLIERE. Viceversa, la Fiorentina, che ha aspettato il secondo tempo per divertirsi dilagando nonostante l’espulsione molto severa di Badelj, ha privilegiato la compattezza e la concentrazione, con un innesto fisico come Duncan a rendere più solida la linea mediana. E adesso può scrutare il futuro con meno ansie: la Sampdoria è scesa a -5 e la zona rossa è a -6. Un aiuto è arrivato anche dalla difesa, con Dragowski bravo a disinnescare i propositi di reazione della Sampdoria e Pezzella scaltro leader. Al resto hanno pensato quei due là davanti, che hanno generato insieme cinque gol e due pali.
ATTACCO BABY. Coraggioso è stato Iachini a lasciare fuori il nuovo acquisto Cutrone a beneficio della baby-star Vlahovic, un indizio di campione. Il ragazzino va rimproverato per l’esultanza provocatoria (dita a tappare le orecchie) davanti ai tifosi avversari, peraltro stigmatizzata dall’allenatore e dai compagni, ma anche ammirato per il talento e la personalità che lo fanno apparire più adulto dei suoi 20 anni. Con Chiesa accanto potrà solo migliorare.