
La notte giusta per completare il Rinascimento viola e ricominciare a sognare. Battere il Napoli al San Paolo, si sa, è impresa difficilissima per chiunque (quest’anno in Italia c’è riuscita solo la Roma), soprattutto adesso che Sarri ha ritrovato il gioco e la forma dei suoi uomini migliori. Se parliamo di forma però, la Fiorentina di oggi ha le ali ai piedi. E non a caso, prima di Natale, ha messo i brividi agli azzurri, salvi al 93’ solo per il regalo di Salcedo.
Nell’ultima settimana poi i viola hanno messo il turbo: vittoria con la Juve, passaggio del turno in Coppa Italia (con una buona dose di fortuna), la vicenda Kalinic chiusa a tarallucci e vino e l’ottimo 0-3 di Verona. Un ruolino di marcia perfetto per gonfiare il petto e provare a battere il Napoli in questi importantissimi quarti di finale di Coppa. L’ultima volta la Fiorentina ci riuscì grazie a un gol di Joaquin (marzo 2014), ma anche quando non ha vinto ha sempre messo in grande crisi gli azzurri. Pressing e palleggio infatti sono armi che infastidiscono i partenopei, abituati a comandare il gioco ma non certo impeccabili quando si tratta di difendere.
Anche perché (con Koulibaly e Ghoulam in Coppa d’Africa e Chiriches infortunato) la difesa di Sarri sarà a dir poco incerottata. Aggressività e coraggio come contro la Juve dunque, ma anche forma fisica ed entusiasmo ritrovato. Eccole infatti le armi più preziose su cui punterà Sousa, che dalla sua riavrà pure «Mister No» Nikola Kalinic. A proposito di attacco, ultimamente la Fiorentina sembra aver acquisito una dote fondamentale: il cinismo. Prezioso per far male a Buffon e imprescindibile per battere due volte il Chievo. Prima di parlare di risurrezione, occorrerà aspettare domani sera (la gara è secca, in caso di parità sono previsti supplementari e rigori), di sicuro però anche la quadratura tattica trovata da Sousa sta dando ottimi frutti.
Sanchez difensore è una piacevole scoperta che alza il livello tecnico (e la possibilità di iniziare l’azione da dietro) della retroguardia, il ritorno di Borja Valero a centrocampo invece ha ricompattato il trio con Badelj e Vecino che, causa gli infortuni anche dell’uruguaiano, quest’anno non si era praticamente mai visto. La squadra di adesso così pare più equilibrata, più coperta e meno dipendente dalle giocate geniali ma discontinue di Ilicic. In più può contare sulla freschezza e il talento dei suoi gioiellini nati tra la polvere dei campi de La Trave, le partite al Poggioloni delle Caldine e quelle al Bozzi del Galluzzo. Berna e Chiesa, i ragazzi fatti in casa, ormai sono due trascinatori, punti cardine viola al punto di diventare speranze anche contro mostri sacri come Mertens, Insigne, Callejon, Hamsik.
Il figlio d’arte sta vivendo un momento magico, ma anche Berna, proprio prima di Natale, ha fatto stropicciare gli occhi ai tifosi del Franchi con quel gran gol da 30 metri e una doppietta da applausi. Le loro sono la facce finalmente sorridenti di una Fiorentina che sta tornando protagonista e che quasi all’improvviso ha ritrovato gioco, fiducia in se stessa, motivazioni e voglia di puntare in alto: «Siamo da Champions», ha esagerato Chiesa al Bentegodi. «Napoli per noi vale una finale», ha aggiunto Vecino. La sfida è lanciata. Il Napoli resta favorito, ma la Fiorentina ha voglia di farsi un altro regalo. E magari, prendersi una clamorosa rivincita a quasi tre anni di distanza da quella maledetta finale di Roma rovinata da Genny a’ Carogna.

Di
Redazione LaViola.it