Le parole dell’allenatore accostato più volte alla Fiorentina: “Deve scattarmi la scintilla per rimettermi in gioco”
Intervista sul Corriere della Sera per Maurizio Sarri, a quasi un anno dalle dimissioni dalla Lazio: «Offerte ricevute in questo anno? Più di una e da continenti diversi, anche una ricchissima dall’Arabia. Nessuna proposta mi ha fatto scattare quel clic interiore per rimettermi in gioco».
Cosa serve per procurarle entusiasmo? «Un grande progetto. Ho lavorato in squadre importanti negli ultimi 10 anni, ora spero di ricevere la chiamata giusta, così da far accendere la scintilla. Sennò sto fermo».
È vero che ha rifiutato un contratto di 6 mesi al Milan che poi ha scelto Conceiçao? «Non rispondo, le dico solo che in generale ho ricevuto proposte formulate in maniera tale da non farmi vacillare».
Potesse scegliere, dove si sentirebbe a suo agio? «Nel campionato italiano, che è casa mia e il torneo più adatto alle mie caratteristiche. Poi in Premier dove si respira un clima unico».
Cosa le è mancato di più? «L’adrenalina. Poi il campo, la preparazione quotidiana della partita, il vissuto del gruppo. Mi piace tutto del calcio, tranne una cosa». Quale? «Il mercato: sembra la soluzione per risolvere ogni problema. Non si parla mai invece di come sviluppare il talento».
Chi la sorprende? «Il Como di Fabregas mi intriga. Mi piacciono il progetto e la connessione che Cesc ha con la società. È stato un mio giocatore al Chelsea, un ragazzo molto intelligente. L’ho incontrato di recente e ci siamo scambiati impressioni sulla tattica, ha preso appunti. È umile».
Si dice che a lei serva tempo per inculcare i suoi principi di gioco. Un pregiudizio? «Luogo comune: sono arrivato al Chelsea a fine luglio, a settembre abbiamo ottenuto risultati straordinari. Mi hanno dato del lamentoso quando ho sollevato il problema dei calendari, ora tutti protestano: certamente con tante gare ravvicinate un gioco più rozzo si assimila prima».
Il suo rapporto con due presidenti vulcanici come De Laurentiis e Lotito? «Aurelio forse è una persona più complessa, ma gli sarò sempre riconoscente per avermi fatto allenare la squadra per cui tifavo da bambino. Lotito è diverso da come appare: gli voglio bene ma le discussioni sono state frequenti nell’ultimo periodo. Dopo un secondo posto e la vendita di Milinkovic Savic mi aspettavo rinforzi. Alla fine, avevo attaccato il mio malcontento alla squadra».
Il calciatore più forte che ha avuto? «Sono legato a un ragazzo, sensibile e delicato, che avrebbe potuto avere una carriera strepitosa, Riccardo Saponara».
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Redazione LaViola.it