Nella serata delle contestazioni, dei cori contro qualsiasi comparto della Fiorentina, dalla società, all’allenatore e per finire alla squadra da parte della Fiesole, nella serata dell’ennesima partita buttata via, dell’ennesimo calo mentale, la nota più positiva arriva da Riccardo Saponara, subito in gol, al debutto dal primo minuto in maglia viola.
Una girata di destro in precario equilibrio sulla respinta di Hart per certificare fin da subito la sua qualità, la sua voglia di inserirsi il più in fretta possibile all’interno di un gruppo e di una squadra di cui, quasi sicuramente, nel prossimo futuro sarà uno dei leader, uno dei punti di riferimento. In attesa, chissà, di ritrovare in panchina uno fra i suoi due più grandi estimatori e allenatori, come Sarri o Giampaolo.
Una gara nel suo ruolo classico, quello da trequartista (anche se inizialmente, senza il forfait di Ilicic, sarebbe partito esterno nel tridente dietro Kalinic), alla ricerca di spazi, ma anche di fraseggi nel breve, alla ricerca di verticalizzazioni e di inserimenti, alla ricerca del pressing, quando ancora la Fiorentina fisicamente e mentalmente reggeva e costringeva il Torino a difendersi, o comunque a ripartire con soli lanci lunghi.
Un inizio, insomma, più che incoraggiante, dopo gli spezzoni di gara con Udinese e Milan e dopo l’esclusione, con tanto di tribuna nel ritorno, nella doppia sfida con il Borussia Monchengladbach. Un’esclusione che, ai più, sapeva di beffa, di controindicazione rispetto agli attestati di stima di Paulo Sousa. E anche rispetto a una forma fisica precaria al momento del suo arrivo, ma piano piano, adesso, vicino al top.
La squalifica di Bergamo, dopo il giallo rimediato ieri sera, è uno stop alla strada della continuità. I segnali dimostrati col Toro, però, una chiave di lettura positiva per il futuro. Almeno per quel che riguarda il solo e semplice campo, il solo e semplice rettangolo verde.
Di
Duccio Mazzoni