Il centrocampista viola, oggi in prestito allo Spezia, si è raccontato: “Se non avessi fatto il calciatore avrei continuato il percorso universitario studiando economia”
Venerdì affronterà la Fiorentina da avversario, lui che ancora è di proprietà proprio del club viola. Riccardo Saponara si è raccontato all’edizione di La Spezia de La Nazione. A partire dalla tragica perdita dell’amico Astori, col quale divideva lo spogliatoio a Firenze: “Non avevo mai vissuto uno choc così forte, anche se è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere“.
NIENTE PLAYSTATION. “La mia famiglia mi ha trasmesso il dovere della cultura. Mia mamma quando tornavo stanco dall’allenamento mi leggeva i libri. Amo leggere, studiare la finanza, le storie degli allenatori. Niente più Playstation. Se non avessi fatto il calciatore avrei continuato il percorso universitario studiando economia“.
ANTI-DIVO. “Non mi piace sbattere in pubblico la mia vita privata, anche se poi si trova molto su di essa sui media visto che sono un calciatore e la mia ragazza, Andrea Sasu, è una modella di alto livello“.
NO AL FALLIMENTO. “È vero che non concepisco l’idea del fallimento? È un aspetto che fa parte del Riccardo giovane. Di fallimenti nella mia carriera ne ho avuti, ma penso di aver sempre avuto la capacità di migliorare dalle esperienze negative. E mi ha reso un ragazzo migliore“.
L’APPRODO AL MILAN. “Arrivai al Milan a 21 anni. Avevo una crescita da compiere. Oggi mi godo la mia sensibilità con un carattere diverso che ho maturato. Una volta facevo fatica anche a fare una passeggiata in centro perché sapevo che sarei stato guardato da tutti, oggi non mi vergogno a girare con la mia Ferrari. Non mi preoccupo più di mostrare quello che mi sono guadagnato sul campo. Ho fatto passi da gigante grazie a una psicologa molto brava che si chiama Francesca De Stefani, avevo bisogno di lavorare su di me. Per me la psicologia dovrebbe essere parte dell’allenamento di un calciatore e parte integrante di un ragazzo in crescita perché per affrontare le sfide importanti ci vogliono equilibrio e spalle grosse
L’approdo al Milan ha cambiato il mio modo di essere, sono rimasto il ragazzo con gli stessi valori che avevo a 21 anni. È chiaro che oggi conduco una vita che non sarebbe stata possibile se non fossi approdato così in alto. Le belle cose della vita sono arrivate grazie a questa opportunità. È altresì vero che all’epoca, quel balzo in avanti, mi spaventò piuttosto che aiutarmi: non ero pronto per il grande salto al Milan, no avevo ancora il carattere per impormi“.

Di
Redazione LaViola.it